Nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 16 Gennaio 2025, Wolf man prende avvio tra i boschi dell’Oregon, dove facciamo conoscenza con un residente locale e suo figlio ragazzino che, trent’anni più tardi, ritroviamo adulto a San Francisco.
In possesso dei connotati del Christopher Abbott di Kraven – Il cacciatore e Povere creature!, lo vediamo genitore di una bambina interpretata da Matilda Firth e alle prese con il logorarsi del matrimonio che lo lega alla moglie, ovvero la vincitrice dell’Emmy Julia Garner.
Un trio che, alla notizia dell’improvvisa scomparsa del padre di lui, dato per morto, si prende una pausa dalla città per andare a visitare la proprietà in Oregon… dove però, in seguito ad un incidente stradale, l’uomo viene ferito da quello che sembrerebbe essere un animale feroce.
E il resto della oltre ora e quaranta di visione si svolge quasi del tutto all’interno della isolata abitazione rurale, con il protagonista che comincia a manifestare sia strani comportamenti che una sorta di progressiva mutazione corporea e la misteriosa belva che, invece, all’esterno si aggira probabilmente per attaccare di nuovo.
Quindi, dopo il riuscito L’uomo invisibile, del 2020, al timone di regia Leigh Whannell – autore del fantascientifico Upgrade e del terzo Insidious – cerca di attualizzare un altro dei mostri resi mitici dalla Universal pictures tra gli anni Quaranta e Cinquanta evitando di fornire, però, un banale remake de L’uomo lupo diretto nel 1941 da George Waggner.
Infatti, da un lato sfrutta un’evoluzione narrativa incentrata su una classica situazione d’assedio, dall’altro (e principalmente) gioca sulla metamorfosi da body horror rievocante, in un certo senso, l’odissea vissuta da Seth Brundle/Jeff Goldblum nel capolavoro cronenberghiano La mosca.
Ma, se il già citato L’uomo invisibile riuscì efficacemente a filtrare attraverso l’horror la chiacchieratissima tematica degli abusi da parte del maschio sul gentil sesso, Wolf man tenta maldestramente di fare la stessa cosa con quella del rapporto tra padre e figlia, che risulta oltretutto soltanto abbozzata.
In quanto, pur apparendo tecnicamente valido ed esteticamente interessante, si rivela piuttosto prevedibile e privo di vere sorprese, man mano che avanza attraverso una lentezza tale da renderlo irrimediabilmente soporifero.