A tre anni dal non troppo celebrato Cry macho – Ritorno a casa, l’ex “buono” di Sergio Leone Clint Eastwood torna dietro alla macchina da presa con Giurato numero 2, nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 14 Novembre 2024.
Oltre un’ora e cinquanta di visione atta a calare il Nicholas Hoult un tempo zombi romantico dello young adult Warm bodies nei panni del padre di famiglia Justin Kemp, il quale si ritrova a svolgere il compito di giurato in un processo per omicidio di alto livello.
Una situazione in cui si rivela combattuto da un serio dilemma morale: influenzare il verdetto della giuria e potenzialmente far condannare o far assolvere l’uomo accusato di omicidio.
D’altra parte, come il titolo lascia intuire è un lungometraggio giudiziario quello che scorre sullo schermo, destinato, come vuole la tradizione del (sotto)genere, ad ambientarsi prevalentemente in interni per concretizzare un tipico confronto a più facce tra le mura del tribunale.
Infatti, se escludiamo qualche situazione all’esterno e alcuni flashback utili a mostrare le varie ricostruzioni del tragico evento in base alle varie testimonianze fornite dai presenti, è un impianto generale prevalentemente teatrale a caratterizzare Giurato numero 2.
E, come spesso avviene in spettacoli in fotogrammi di questo tipo, al di là del validissimo comparto tecnico (citiamo almeno la fotografia a cura del fido collaboratore eastwoodiano Yves Bélanger) a spiccare sono soprattutto le prove sfoggiate dal cast.
Un cast in stato di grazia che, oltre al citato Hoult in una delle migliori performance della sua carriera, include Toni Collette nel ruolo del pubblico ministero Faith, Chris Messina nei panni dell’avvocato difensore Eric Resnick e J.K. Simmons in quelli del membro della giuria Harold.
Senza contare il mai disprezzabile Kiefer Sutherland impegnato ad incarnare Larry, anch’egli avvocato ma, al contempo, leader degli Alcolisti Anonimi, nonché mentore di Justin.
Con l’attesa che è ovviamente tutta per la soluzione finale… al servizio di un non esaltante ma comunque riuscito esercizio di stile che, ennesimo figlio del super classico La parola ai giurati di Sidney Lumet, a proposito di filmografia appartenente al mitico Clint lascia comunque avvertire più o meno vaghi echi provenienti dal suo capolavoro Mystic river.