Longlegs: Cage il serial killer

È una divisione in capitoli a caratterizzare la struttura narrativa di Longlegs, quarto lungometraggio diretto dall’Osgood Perkins che, figlio del compianto Anthony entrato nella storia del cinema di tensione come Norman Bates del capolavoro hitchcockiano Psycho, ha in curriculum February: L’innocenza del male, Sono la bella creatura che vive in questa casa e Gretel e Hansel.
Lungometraggio chiaramente influenzato da Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme nel raccontare dell’agente dell’FBI Lee Harker che, interpretata dalla Maika Monroe di It follows, si trova assegnato un caso riguardante un’irrisolta catena di omicidi… fino a scoprire una serie di indizi occulti e un legame personale con il serial killer.
Serial killer che deve ovviamente cercare di fermare per impedire che colpisca di nuovo; man mano che, come di consueto, Perkins inscena la circa ora e quaranta di visione ricorrendo a piuttosto lenti ritmi di narrazione.
E, se l’ottima fotografia a cura di Andres Arochi si rivela senza alcun dubbio uno dei maggiori pregi dell’operazione, il tutto si regge in maniera particolare sulle buone prove sfoggiate dal cast, comprendente Alicia Witt nei panni di Ruth Harker, madre della protagonista, e un “mascheratissimo” Nicolas Cage in quelli, appunto, dell’assassino.
Ambigua figura, quest’ultima, rientrante tra gli elementi che provvedono a regalare qualche indispensabile sprazzo di inquietudine durante lo svolgimento di Longlegs, sfociante in un’inaspettata piega soprannaturale nel corso della sua ultima fase, ovvero quella maggiormente riuscita.
Fase che ripaga fortunatamente la pazienza di cui si è dovuto armare lo spettatore dopo aver visionato la lunga e molto poco incalzante precedente, che lasciava inquadrare il film in qualità di tardo e stanco epigono del sopra menzionato thriller individuante del cannibale Hannibal Lecter la sua icona.
D’altra parte, come dimostrato attraverso le sue precedenti opere, Perkins non è certo garanzia di dinamismo e serrato coinvolgimento in fotogrammi, ma, pur non offrendo nulla di particolarmente eccezionale e originale dal punto di vista del plot, Longlegs può essere considerato il suo lavoro migliore… con tanto di storica Bang a gong (Get it on) dei T-Rex a fare da colonna sonora.