A quanto pare, inizialmente dovevano essere prima Gil Kenan, poi Chris Columbus a dirigere Five nights at Freddy’s, il cui timone di regia, alla fine, è stato preso da Emma Tammi.
Nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 31 ottobre 2023, il lungometraggio tratto dall’omonima serie di videogiochi pone al proprio centro Josh Hutcherson nei panni di un giovane precario dalla vita travagliata che, per poter mantenere la sorellina, ovvero Piper Rubio, accetta malvolentieri il lavoro di addetto alla sicurezza presso il Freddy Fazbear’s Pizza, locale rimasto abbandonato dopo i gloriosi fasti degli anni Ottanta.
Locale al cui interno si trovano pupazzi animatronici piuttosto inquietanti e che non tardano nel rivelarsi decisamente pericolosi, lasciando avvertire dunque una forte similitudine di plot con quello che nel 2021 fu alla base di Willy’s Wonderland di Kevin Lewis.
Ma, sebbene, pur non trovandoci dinanzi a qualcosa di particolarmente memorabile, in quel caso ci si poteva divertire nell’assistere al massacro di minacciosi “bambolotti” operato da Nicolas Cage, qui qualsiasi buona e volenterosa aspettativa viene purtroppo delusa.
Perché, se inizialmente i lenti ritmi di narrazione spingono a pensare ad un prodotto che stenta a decollare, la situazione non migliora neppure quando i giocattoloni in questione entrano in azione, complice il coinvolgimento di una banda di teppisti.
Quindi, chi si aspettava uno slasher alla maniera del non esaltante ma comunque godibile The Banana splits movie di Danishka Esterhazy, si ritrova per le mani soltanto un soporifero prodotto che, penalizzato oltretutto da uccisioni che si consumano per lo più fuori campo, non sembra saper bene quale strada prendere.
Tanto che, mentre Elizabeth Lail di Countdown ricopre il ruolo di un’agente di polizia e il Matthew Lillard di Scream quello del consulente di carriera che offre il posto di lavoro al tormentato Hutcherson, più che sugli ammazza-umani “giocattolosi” Five nights at Freddy’s si concentra sul trauma che il protagonista si porta dietro da quando venne rapito il fratellino che non ha poi più rivisto.
E, con diverse situazioni oniriche tirate in ballo, si colloca infine nel filone delle ghost story, ma rimanendo fiacco, costruito su una sceneggiatura non priva di pecche ed evidentemente dilatato oltremisura (siamo sull’ora e cinquanta circa di visione).
Guarda il trailer