Dune, nella storia del cinema è stato identificato come un progetto maledetto: dal fallimento della prima realizzazione di Alejandro Jodorowsky con un progetto ambizioso che nei lontani anni ’70 voleva portare il romanzo di Frank Herbert uscito nel 1965, che in breve era diventato un classico della fantascienza. Poi nel 1984 Dino De Laurentis sceglie un ambizioso regista dal nome di David Lynch per realizzarlo. Risultato tutt’altro che esaltante al botteghino, ma una versione senza dubbio affascinante e barocca con tanto Lynch, forse troppo. E infine dopo molto anni è il turno di Dennis Villeneuve talentuoso regista, che non nega affatto che il libro sia da sempre la sua ossessione, e realizzare film “come il libro” il suo sogno.
Il risultato di questo Dune parte uno, perché in realtà è solo la prima parte della storia, non delude affatto. Gli amanti del libro e in misura minore quelli del film di Lynch troveranno tanti motivi validi che rendono affascinante la storia del pianeta desertico Arrakis, dove si trova la Spezia, la sostanza che permette i viaggi interstellari che de facto sorregge l’intero universo governato dall’Imperatore Padisha. Shaddam IV.
Arrakis è governato e sfruttato in modo bieco dalla casata Harkonnen, la quale all’improvviso viene costretta per ordine dell’imperatore ad abbandonare gli enormi guadagni che derivano dal gestire l’estrazione della Spezia per essere sostituti dalla casa Atreides dove Il Duca Leto con il figlio Paul, dotato già di particolari poteri, per merito della madre Lady Jessica che fa parte della potente sorellanza delle Bene Gesserit.
La storia e le scelte fatte da Villeneuve sembrano in parte prendere molte idee del progetto faraonico di Jodorosky che prevedeva un film di quasi 14 ore, e poi prende piccoli spunti qua e là dalle buone idee del film di Lynch, decisamente meno ambizioso, almeno come durata.
In realtà quello che lo spettatore si troverà di fronte è un’opera monumentale, realizzato al meglio con le nuove tecnologie ma senza tralasciare il buon cinema, prova ne sia che si è scelto di girare in un vero deserto gli esterni. Timothée Chalamet è un protagonista perfetto nel ruolo di Paul, e Rebecca Ferguson nel ruolo della madre e Zendaya in quello di Chani già ci indicano i forti personaggi femminili che troveremo poi nel sequel in preparazione. Una seconda parte sulla quale incombe sempre la minaccia di un insuccesso economico che potrebbe creare non pochi problemi al progetto del regista canadese, rispetto anche ai ritardi dovuti alla pandemia.
Scegliere di non adattare le 700 pagine del romanzo, ma in realtà rappresentarle al meglio cercando di trasmettere l’idea del romanzo è di per sé davvero presuntuosa. Tuttavia il romanzo era già estremamente innovativo all’epoca, dove ci parlava di una ecologia necessaria, mentre il mondo viveva ancora all’ombra dell’incubo nucleare e della guerra fredda. E questo ne fa una pellicola da vedere e senza dubbio sul grande schermo, per apprezzare l’enorme sforzo speso nel realizzarla. Magari per chi non l’avesse fatto la fruizione della precedente pellicola di Lynch potrebbe essere un’utile guida nel ricordare nomi e personaggi, che volutamente il regista sembra quasi dare per scontato, quasi a dire allo spettatore “ma come non hai mai letto il libro Dune?”. Forse questo approccio troppo autoriale potrebbe essere l’elemento che potrebbe non soddisfare il pubblico, al contrario della critica e dei numerosi fan del romanzo che già lo stanno apprezzando.
Tuttavia a prescindere che amerete o odierete questo film, resta il messaggio che ci narra di un futuro prossimo dove si ammonisce l’umanità su come lo sfruttamento coloniale ed il potere stesso, si scontrino con la natura e gli esseri umani che vivono in armonia con essa, con effetti devastanti. Sicuramente molti cercheranno paragoni con situazioni attuali, ma in realtà Dune è semplicemente Dune e questo basta.
Il film uscirà in sala da giovedì 16 settembre, distribuito da Warner Bros. Pictures.
Guarda il trailer