In questo periodo di quarantena dovuta alla pandemia da covid-19, i cittadini italiani stanno subendo una sorta di aggressione mediatica all’insegna di dati statistici sulla mortalità non sempre chiari, come quelli elencati quotidianamente dalla Protezione Civile. I dubbi di una distorta fotografia della reale situazione sembrano più che legittimi, al punto che anche una parte delle forze politiche hanno iniziato a sollevare obiezioni contrastanti.
La prima di chi sostiene che i dati sulla mortalità causata dal Covid-19 possano essere sovrastimati rispetto alla realtà, perché nei dati ufficiali vengono conteggiate persone che sarebbero morte comunque per altre patologie (il diffuso dibattito dei morti “da coronavirus” distinti da quelli “con coronavirus”).
La seconda obiezione è di senso opposto: i morti reali sarebbero molti di più di quelli ufficiali perché non vengono conteggiati molti decessi di persone, per lo più morte a casa o in strutture per anziani, alle quali non è stata fatta l’analisi per verificare il contagio da coronavirus.
Fratelli d’Italia ha chiesto più volte al Governo di fare una possibile verifica obiettiva: confrontare in ogni singolo Comune il numero di decessi dei mesi di gennaio, febbraio e marzo avvenuti negli anni 2018; 2019; 2020. Questo per verificare se vi sia oppure no un aumento significativo della mortalità nel 2020, e quindi causata dal Covid-19. Purtroppo questa verifica non è stata fatta dal Governo, né dalle numerosissime “task force” a sua disposizione, nonostante i dati ISTAT siano disponibili. L’ISTAT ha pubblicato recentemente i dati della mortalità settimanale per un campione di comuni Italiani1 (1689): quelli che hanno registrato un incremento dei deceduti di almeno il 20% rispetto agli anni precedenti.
L’analisi di tali dati ci può permettere di mettere in relazione i dati della Protezione civile relativi al Covid-19 con dati oggettivi sulla mortalità assoluta.
L’approccio adottato è un approccio analitico e non sanitario. L’ultima nota è che il campione censito dall’ISTAT rappresenta circa il 33% della popolazione Italiana, concentrato nelle regioni più colpite dal Covid-19, non è quindi pienamente rappresentativo dell’intera realtà Italiana. Ma sulla base di questi dati è possibile effettuare proiezioni matematicamente sull’intero territorio analizzato.
I dati ISTAT mostrano come solo dall’inizio di Marzo 2020 si registra un aumento della mortalità. Se analizziamo infatti i mesi di Gennaio e Febbraio, possiamo notare come i dati siano sostanzialmente in linea con gli anni precedenti (2018 e 2019).
In questo periodo la mortalità si è sempre mantenuta a livelli vicini alla mortalità annuale degli anni precedenti che si aggira attorno a 10,2 per mille. È importante notare come sia normale che i valori invernali siano più alti del resto dell’anno proprio per causa delle malattie respiratorie. Delle variazioni limitate di anno in anno dipendono, in condizioni normali dalle condizioni climatiche.
E’ interessante notare come i dati ISTAT mostrano che non vi è un aumento della mortalità nei mesi di Gennaio e Febbraio 2020 rispetto agli anni precedenti.
Delle variazioni limitate di anno in anno dipendono, in condizioni normali dalle condizioni climatiche.
Un incremento dei decessi è ravvisabile solo a partire dalla fine di febbraio 2020 e dalla prima settimana di marzo ed è concentrato nei comuni del nord e del centro Italia in cui l’epidemia si è diffusa maggiormente.
Sono stati presi in considerazione dall’ISTAT soli i Comuni che hanno registrato nel mese di marzo 2020 un incremento dei deceduti di almeno il 20% in più rispetto agli anni precedenti. Si è quindi proceduto a rappresentare questi dati suddivisi per Regione indicando la percentuale di popolazione Regionale coinvolta rispetto al totale. In base a questi dati si è effettuata una proiezione a livello di intera Regione ipotizzando una variazione di mortalità pari a zero nei Comuni non considerati dall’ISTAT. La proiezione è pertanto affidabile, anche se con una probabile sottostima della effettiva mortalità tenuto conto che con ogni probabilità anche in diversi Comuni non censiti ci sia stato un incremento di mortalità dovuto al Covid-19 (anche se inferiore al 20%).
Secondo l’Istat3 «con il diffondersi dell’epidemia è stato rilevato a livello locale un aumento del numero di morti spesso superiore a quello ufficialmente attribuito a COVID-19». Sembra quindi necessario verificare che entità abbiano queste differenze.
Risulta abbastanza evidente come i dati ISTAT siano decisamente superiori a quelli pubblicati dalla Protezione Civile. L’analisi dei dati ISTAT sulla mortalità nel periodo 1 – 28 marzo indicano un incremento del numero di morti di circa 17.000 unità rispetto all’analogo periodo anni 2018 e 2019. Incremento da imputarsi, con ogni ragionevole probabilità, al Covid-19. Il dato ufficiale della Protezione Civile nel periodo 1 – 28 marzo indica un numero di decessi da coronavirus nettamente più basso: circa 10.000 unità.
Il dato reale di morti da coronavirus nel mese di marzo 2010 sembrerebbe essere di circa il 70% più alto del dato ufficiale fornito dalla Protezione Civile.
I motivi sono di sicuro molteplici, alcuni di questi sono stati ammessi dalla stessa Protezione civile come il fatto che per essere considerati morti per COVID era necessario essere stati sottoposti al tampone mentre nell’emergenza molte persone morivano in casa prima di essere state soccorse. Altri motivi possono essere di tipo organizzativo soprattutto nella primissima fase dell’emergenza.
I dati analizzati portano a delle conclusioni oggettive
– L’epidemia da Covid-19 inizia a mietere morti in Italia a marzo 2020
– Il numero di morti da Covid-19 a marzo 2020 è presumibilmente di circa 17.000 unità, pari a un incremento di mortalità di circa il 32% su base nazionale.
– L’epidemia non è diffusa in modo omogeneo sul territorio nazionale ma concentrata in determinate aree.
– Incremento molto significativo della mortalità nella regione Lombardia (+129%), seguono l’Emilia-Romagna con +55%; Liguria e Marche con +30%; Piemonte +26%. Veneto 18%. Molto più contenuta altrove, trascurabile Sud Italia.
– Il 78% circa dell’aumento di mortalità a livello nazionale nel mese di marzo 2020 si concentra nelle 20 province più colpite dal coronavirus, 10 delle quali si trovano in Lombardia e 4 in Emilia-Romagna e 3 in Piemonte.
– Impressionante il dato della provincia di Bergamo con un incremento della mortalità del 432%. Seguono Cremona (+ 294%) Lodi (+ 289%) Piacenza (+221%) Brescia (+ 189%) Parma (+178%).
– A Marzo il dato di mortalità che risulta dai dati ISTAT è del 70% più alto di quello ufficiale della Protezione Civile: 17.000 morti contro i 10.000 dichiarati.
– La differenza tra dati Istat e dati Protezione Civile tende a ridursi col passare del tempo, risultando praticamente allineata alla fine di marzo.
– La diffusione dell’epidemia non è omogenea, ma molto concentrata in specifiche regioni.
– Se l’epidemia registrata a marzo 2020 province più colpite si diffondesse in tutta Italia avremmo conseguenze catastrofiche.
– I dati Istat confermano che il Covid-19 è letale per la fascia di età 60-69 anni; molto letale per gli over 70; ha effetti trascurabili per chi ha meno di 60 anni.
Foto in alto: Pixabay