L’8 maggio 1987, nel discorso di addio alla candidatura per la Presidenza degli Stati Uniti, Gary Hart pronunciò la storica frase: «La politica in questo paese, credetemi, è sul punto di diventare un’altra forma di competizione atletica o di una gara sportiva». Trentuno anni dopo la Columbia Pictures porta sul grande schermo questa avvincente storia: The Front Runner – Il vizio del potere, un political drama diretto da Jason Reitman, che vede protagonista Hugh Jackman, nei panni di Gary Hart.
La vicenda ha un duplice risvolto: la fine di una promettente carriera e l’inizio di una tendenza giornalistica eccessivamente incentrata sullo scandalo, trattando spesso i politici come star hollywoodiane. Non a caso anche con i successivi presidenti U.S.A. i guai non sono mancati.
In The Front Runner, tratto dal romanzo del 2014 “All the truth is out”, viene riscostruita la vicenda del senatore del Colorado Gary Hart, che vide sfumare la sua imponente corsa alla Casa Bianca a causa di uno scandalo legato ad una relazione extraconiugale con la modella Donna Rice Hughes (Sara Paxton).
Si tratta di un evento che ha un impatto durevole e profondo non solo nella politica americana, ma anche in quella mondiale.
Nel cast anche Vera Farmiga, J.K. Simmons e Alfred Molina.
Nonostante il futuro di Hart sia andato a rotoli per colpa delle voci di un tradimento, il punto di vista del regista non è quello di chiedersi se ciò fosse vero o meno, e nemmeno di esprimere un giudizio al riguardo. Piuttosto offre una panoramica della miriade di reazioni indignate di quello che la vicenda avrebbe significato per l’America. Con un ritmo da crime thriller, il film diventa una sorta di procedura politica, durante la quale una telecamera mostra l’impatto ad ampio raggio della supposta relazione extraconiugale di Hart, sui giovani idealisti dello staff della sua campagna, sul giornalismo, ma anche sulla società dell’epoca.
«Quello era anche il momento che stiamo vivendo ancora oggi», afferma Jason Reitman. «Quello in cui ci poniamo grandi domande su cosa i media debbano focalizzare la loro attenzione, su quale sia il comportamento corretto delle persone di potere, di cosa succede quando si è una ‘talpa’ e di quale sia il nostro diritto di conoscere le vite private di altri».
Il regista, più volte nominato agli Oscar, ha inoltre spiegato di volere uno stile che «chiedesse costantemente al pubblico di decidere cosa fosse più importante da tenere in considerazione. Il punto non è dire che non dovremmo mai parlare delle debolezze personali dei politici, quanto piuttosto domandarsi: di cos’è che non stiamo parlando quando quanto successo viene discusso ovunque? Quali sono le domande che non facciamo? C’è così tanta carne al fuoco che il film offre regolarmente allo spettatore la scelta: vuoi vedere il lato a o il lato b? Il film riesce a farlo fino all’ultima scena, quando ci si chiede: dove vuoi posare lo sguardo? Cos’è più importante per questi personaggi e anche per te, o forse sono la stessa cosa?».
Anche per il protagonista di questo film la cosa fondamentale non è interrogarsi sulla ricerca della verità, riguardo quello che Hart fece o non fece con Donna Rice: «Credo che la domanda più importante che dovremmo porci su Gary Hart sia: “perché ci importa così tanto?” Nel suo discorso finale, Gary disse che anche se alcune cose sono interessanti, questo non le rende importanti. E penso che molte delle cose di cui si occupano i mezzi di informazione, siano più interessanti che importanti, e questo ci spinge a perdere di vista ciò che davvero conta poiché non tanto eccitante».
The Front Runner – Il vizio del potere, uscirà in Italia il 21 febbraio, distribuito da Warner Bros.
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