Nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 22 Maggio 2025, come già annunciato due anni prima, ai tempi dell’uscita di Mission: impossible – Dead reckoning parte 1, Mission: impossible – The final reckoning dovrebbe essere il capitolo conclusivo del popolare franchise avviato nel 1996 da Brian De Palma prendendo le mosse dall’omonima serie televisiva.
L’ottavo capitolo, per la precisione, che, diretto come gli ultimi tre che lo hanno preceduto da Christopher McQuarrie, oltre al protagonista Tom Cruise nei panni dell’agente Ethan Hunt riporta immediatamente in scena nel lungo prologo, tra gli altri, la Grace di Hayley Atwell e il villain Gabriel di Esai Morales.
Il Gabriel con cui avevamo fatto conoscenza proprio in Mission: impossible – Dead reckoning parte 1 e che è ancora ovviamente impegnato a rendere non poco difficile la vita allo spericolato protagonista, il quale, recuperata una preziosa chiave crociata, deve ora entrare in possesso del codice sorgente che consentirebbe di disinnescare una pericolosa Intelligenza Artificiale intenta ad eliminare la specie umana prendendo perfino il controllo degli armamenti nucleari.
Perché, con i Luther Stickell e Benji Dunn di Ving Rhames e Simon Pegg ancora una volta nella squadra di Hunt, Mission: impossible – The final reckoning s’immerge in maniera evidente nel clima da timore nei confronti di una Terza Guerra Mondiale che affligge il mondo proprio nel periodo della sua uscita sul grande schermo.
Un aspetto che contribuisce a renderlo piuttosto cupo, man mano che torna in scena anche Angela Bassett nel ruolo di Erika Sloane, Presidente degli Stati Uniti, e che, probabilmente alla ricerca dell’effetto nostalgia, vengono tirati in ballo perfino collegamenti con il capostipite.

Quello che, però, sulla carta e nelle aspettative doveva essere un gran finale non si rivela affatto grande, in quanto le circa due ore e cinquanta di visione non solo tendono a costruirsi lentamente infarcendosi oltretutto in maniera eccessiva di spiegazioni dettagliatamente tecniche, ma non offrono nulla di particolarmente originale e inaspettato neppure dal punto di vista della spettacolarità.
Infatti, tra immancabili scazzottate e scontri corpo a corpo, se da un lato la lunga e soffocante sequenza del sottomarino nel Pacifico del Nord non emoziona più di tanto, quella serratissima e ottimamente girata che vede Hunt appeso al di fuori di un biplano in volo in Sudafrica lascia emergere fin troppo un sapore di già visto, risolvendosi oltretutto in maniera piuttosto banale.
Con la risultante che, mentre Mission: impossible – Dead reckoning parte 1 – considerata la sua capacità di coinvolgere lo spettatore senza annoiarlo – apparve insieme al citato apripista di De Palma, a Mission: impossible III di J. J. Abrams e a Mission: impossible – Fallout dello stesso McQuarrie come uno dei tasselli maggiormente riusciti della saga, Mission: impossible – The final reckoning rimarrà senza alcun dubbio uno dei meno memorabili, semplicemente guardabile e capace di accontentare per lo più profani del genere e palati molto poco esigenti. Da un’attesissima conclusione (sempre se lo è) ci si aspettava decisamente di più… molto di più.