Il primo che troviamo in scena in Flight risk – Trappola ad alta quota – nelle sale cinematografiche italiane a partire dall’8Maggio 2025 – è il Topher Grace di Spider-man 3 nei panni di Winston; il quale, inizialmente all’interno di un motel, si rivela poi il prigioniero che l’agente federale Madolyn alias Michelle Dockery deve trasportare ad un processo a bordo di un piccolo aeroplano pilotato da Daryl, ovvero Mark Wahlberg.
Un’esile idea di partenza che, con la situazione destinata a cambiare quando, una volta in aria, le cose si scoprono non stare come inizialmente poteva sembrare, rappresenta soltanto l’avvio di quello che va a collocarsi nell’ambito dei thriller da grande schermo in volo.
Un filone in cui rientrano, tra gli altri, Passenger 57 – Terrore ad alta quota con Wesley Snipes e la trilogia Turbulence e a cui si riallaccia ora, dunque, Mel Gibson per questo suo inaspettato ritorno dietro alla macchina da presa quasi dieci anni dopo il bellico La battaglia di Hacksaw Ridge, datato 2016.
Un Mel Gibson evidentemente dal budget più contenuto del solito, se consideriamo sue precedenti mastodontiche opere del calibro di Braveheart – Cuore impavido e La passione di Cristo; in quanto la vicenda raccontata in Flight risk – Trappola ad alta quota si svolge quasi del tutto a bordo del mezzo alato sfrecciante al di sopra delle terre selvagge dell’Alaska man mano che, con il destino appeso ad un filo, seguiamo unicamente la nient’affatto tranquilla “convivenza” tra protagonisti spinti di continuo a chiedersi di chi si possano davvero fidare.
È dunque un impianto generale di taglio piuttosto teatrale e poggiante in particolar modo sull’interazione tra i tre bravi interpreti a caratterizzare l’operazione, lasciante emergere progressivamente altri retroscena e dispensatrice di qualche fugace momento spettacolare quando l’aereo rischia di schiantarsi.
Perché, a dispetto di ciò che si potrebbe erroneamente pensare, Flight risk – Trappola ad alta quota non punta alla facile emozione da intrattenimento a suon di azione ed effetti speciali, bensì, tirando in ballo non poche spruzzate di grottesca ironia, costruisce una sorta di commedia venata di black humour per concretizzare quella che è a tutti gli effetti una lotta tra sessi… con la risultante di un guardabile esercizio di stile senza grosse pretese.