Dal libro Levon’s trade di Chuck Dixon, è Sylvester Stallone a produrre e a co-sceneggiare insieme al regista David Ayer A working man, nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 10 Aprile 2025.
Un titolo che, a un anno da The beekeeper, vede nuovamente la star degli action movie Jason Statham sotto la direzione dell’autore di End of watch – Tolleranza zero e Suicide squad, ancora una volta, come c’era da aspettarsi, col solo desiderio di fare piazza pulita di cattivi.
Infatti, se lì vestiva i panni di un apicoltore deciso ad eliminare la rete di truffatori che avevano portato al suicidio una sua anziana conoscente derubata tramite phishing, qui ricopre il ruolo di Levon Cade, operaio dai trascorsi militari che, lavorante in un’azienda edile, fa di tutto per ritrovare Jenny alias Arianna Rivas, figlia del suo capo Joe, interpretato da Michael Peña, rapita da spietati trafficanti di esseri umani.
Un plot, dunque, che richiama alla memoria sia il soggetto di Io vi troverò di Pierre Morel che quello di Rambo – Last blood di Adrian Grunberg (del resto, che vi sia di mezzo Stallone già lo abbiamo precisato), sebbene lo sviluppo della narrazione avvenga poi in maniera diversa.
Quindi, senza perdere tempo troviamo già dopo una manciata di minuti il buon Statham impegnato a fronteggiare una combriccola di balordi; poco prima che, appunto, la ragazza di cui sopra finisca nelle mani dei rapitori all’interno di un locale.
Da qui comincia di conseguenza il grande lavoro portato avanti da Cade per infiltrarsi nella fitta rete criminale al fine di scovare i responsabili e riportare la giovane a casa.
Lavoro che prevede chiaramente fin da subito che qualcuno finisca per andarsene all’altro mondo una volta che lo ha incrociato sulla propria strada… il tutto, come di consueto, condito di battute ad effetto nello stile tipico di quello che negli anni Ottanta fu il machismo reaganiano in fotogrammi.
Ma, a differenza del sopra menzionato The beekeeper, A working man appare meno compatto dal punto di vista dell’evoluzione del racconto e maggiormente propenso a far calare in più occasioni il ritmo per concedere al protagonista il tempo di ottenere le informazioni che gli occorrono, mentre assistiamo anche al suo rapporto con la propria figlioletta.
Ciò però non sta a significare che ci troviamo dinanzi ad un prodotto non valido, in quanto, al di là di alcuni aspetti dello script lasciati irrisolti (per esempio, non viene spiegato dove prenda Cade i costosi mezzi attraverso cui si spostarsi, considerando che è in condizioni economiche poco confortanti), A working man offre un liberatorio spettacolo d’azione che non delude i fan del genere.
E, pur non riservando momenti particolarmente memorabili, tra individui lasciati annegare, ossa rotte, pallottole volanti e armi da taglio pronte all’uso, lo fa sfoggiando tra le sue situazioni migliori una colluttazione a bordo di un furgone in corsa e lo scontro finale nella villa.