Nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 10 Aprile 2025, Eden vede il ritorno di Daniel Brühl sotto la regia del vincitore del premio Oscar Ron Howard, che lo diresse nel 2013 in Rush.
Il Daniel Brühl che, in una vicenda basata su due versioni contrastanti di un vero fatto accaduto negli anni Trenta, veste i panni di Heinz Wittmer, vedovo e veterano della brutale guerra di trincea che fugge sull’isola di Floreana, nelle remote Galapagos, insieme alla giovane e intraprendente nuova moglie Margret e al figlio malaticcio Harry, ovvero Sydney Sweeney e Jonathan Tittel.
Isola dove, insieme alla sua discepola e amante Dore Strauch alias Vanessa Kirby, si è trasferito da tempo il filosofo tedesco Friedrich Ritter interpretato da Jude Law, divenuto una celebrità, nel periodo tra i due conflitti mondiali, proprio per aver scelto di abbandonare la civiltà e di trasferirsi nel posto alla ricerca di una vita migliore e diversa.
Ma, con un Law che, per la gioia delle spettatrici femminili, regala inoltre un nudo integrale frontale, non sono gli unici esseri umani destinati a ritrovarsi sull’isola; in quanto, interessata a costruirvi un hotel di lusso per super-ricchi, seguita da un piccolo harem di uomini che sono sia i suoi amanti che i suoi lavoratori arriva presto anche la misteriosa e audace presunta ereditiera Eloise Wagner De Bousquet, nota come “la Baronessa”.
Figura, quest’ultima, cui concede ottimamente anima e corpo Ana de Armas nel corso di oltre due ore di visione che individuano proprio nelle prove sfoggiate dal ricco cast uno dei loro maggiori pregi.

Perché è interamente sui conflitti che si creano tra i diversi personaggi interessati ognuno a “coltivare il proprio orticello” nell’isola che si costruisce Eden, atto oltretutto a suggerire che nel dolore troviamo la verità e nella verità la salvezza.
Personaggi al servizio di un’operazione inizialmente non troppo convincente nonostante la lodevole fattura tecnico-estetica, ma che sembra migliorare man mano che i fotogrammi avanzano.
D’altra parte, se da un lato non male risulta la parentesi che coinvolge il G. Allan Hancock di Richard Roxburgh, dall’altro è nella sua seconda parte che Eden si sposta maggiormente dalle parti del thriller, caratterizzato da una crescente tensione.

Grazie a sequenze come quella quasi horror del parto o al momento in cui tutti si ritrovano insieme a pranzo… mentre l’insieme, pur non rivelandosi particolarmente memorabile, si evolve lasciando venire allo scoperto qualche verità e non senza che qualcuno ci rimetta le penne.