Nel leggere che Opus – Venera la tua stella s’incentra sulla figura di una leggenda della musica ritiratasi dalle scene che, dopo oltre vent’anni di silenzio, annuncia l’uscita di un nuovo album, t’immagini una colorata e frizzante vicenda per immagini tempestata di allegre note.
Ma già dopo pochi minuti di visione, dal momento in cui, proprio ai fini della promozione del disco, un selezionatissimo gruppo di giornalisti, critici ed esperti musicali viene invitato nel ranch isolato dove si trova, appunto, la leggenda in questione, è facilmente avvertibile che ci si stia immergendo in tutt’altro territorio cinematografico.
Leggenda decisamente sopra le righe che, magistralmente incarnata dall’infallibile John Malkovich, si chiama Alfred Moretti e, oltre a portare avanti il pensiero secondo cui “Nessuno fotte più star di una fottuta star”, sfodera anche un esilarante racconto riguardante un incontro con l’attore Chuck Norris e il pugile Muhammad Alì.
Tanto che, man mano che i fotogrammi avanzano e che troviamo in scena, nel mucchio, Ayo Edebiri nei panni della giovane redattrice di belle speranze Ariel Ecton e la veterana Juliette Lewis in quelli di Clara Armstrong, da un lato non viene lasciato capire cosa precisamente stia accadendo, dall’altro non è ben chiaro se ciò che sta prendendo progressivamente forma dinanzi agli occhi dello spettatore sia una commedia o un dramma.
Eppure, proprio a causa di questa sensazione di disorientamento che il regista Mark Anthony Green – qui al suo primo lungometraggio – riesce a trasmettere nell’evoluzione narrativa, Opus – Venera la tua stella non sembra nascondere affatto una certa anima thriller perennemente presente “sottopelle”.
Anima thriller che, se comincia a disseminare indizi relativi alla sua esistenza attraverso sequenze come quella dell’assurdo spettacolo con marionette che rappresentano ratti putrefatti, arriva addirittura a sfociare nell’horror, con tanto di momenti di violenza che arrivano anche a risultare disturbanti.
Una fase horror volta in maniera evidente a suggerire che non vi è culto più pericoloso di quello della celebrità e che, pur occupando soltanto una piccolissima parte della oltre ora e quaranta, si rivela non poco fondamentale per il giudizio finale su Opus – Venera la tua stella.
Un giudizio veramente difficile da elaborare, considerata l’atipicità dell’operazione, probabilmente influenzata anche dal tragico fatto di cronaca di fine anni Settanta riguardante la comunità di Jonestown, ispiratore, tra gli altri, de Il massacro della Guyana di René Cardona Jr, Vivere nel terrore di Andrew Fleming e Sacrament di Ti West.
Una cosa, però, è sicura: si tratta di un’opera lentamente tesa e graffiante che vanta il merito di riuscire sempre a spiazzare e della quale è meglio non sapere troppo, in quanto ogni dettaglio si rivela un’anticipazione che può rovinare il gusto della sorpresa.
Nelle sale cinematografiche italiane dal 27 Marzo 2025.