Reduce dalle vittorie del Golden Globe per il miglior attore in una commedia o musical e del premio per il miglior attore al Festival di Berlino andati al protagonista Sebastian Stan, è nelle sale cinematografiche italiane dal 20 Marzo 2025 A different man, sceneggiato e diretto da Adam Schimberg.
Una oltre ora e cinquanta di visione in cui Stan veste i panni di Edward, aspirante artista dal viso e il corpo deformati che, innamorato della sua vicina di casa, si sottopone ad un intervento medico finalizzato a trasformare drasticamente il suo aspetto.
Una vicenda, dunque, la cui tematica di fondo rimanda ad illustri predecessori quali il classico francese in bianco e nero Occhi senza volto di Georges Franju, il thriller fantascientifico Operazione diabolica di John Frankenheimer e La pelle che abito di Pedro Almodóvar.
Ma è impossibile non pensare a The elephant man di David Lynch dal momento in cui Edward, lasciatosi ormai alle spalle il suo mostruoso aspetto, incontra l’Oswald incarnato da Adam Pearson, anch’egli affetto da neurofibromatosi.
L’Adam Pearson che, conduttore televisivo e attivista penalizzato nella realtà da tale malattia, già al servizio di Schimberg nel suo Chained for life finisce paradossalmente per rendere un incubo quella che nei piani di Edward doveva essere la sua nuova vita di successo.
Come? Grazie alla sua simpatia e al proprio carisma gli ruba non solo il ruolo per il quale era stato scelto in una pièce teatrale, ma anche la scena al di fuori del palcoscenico.
Perché, mentre Edward si rivela sempre più ossessionato dal desiderio di recuperare ciò che è stato perso, è chiaramente in qualità di allegoria in fotogrammi relativa all’accettazione di se stessi e al pregiudizio facciale che si presenta A different man.
Allegoria resa affascinante anche per merito della scelta stilistica di immergere la vicenda in una New York quasi alleniana che, per merito dell’apporto della fotografia di Wyatt Garfield, dei costumi di Stacey Berman e della colonna sonora a firma di Umberto Smerilli, riporta a determinate atmosfere anni Settanta.
Sebbene non venga mai precisato l’anno d’ambientazione del film, che, pur registrando la totale assenza di telefoni cellulari e tirando verbalmente in ballo argomentazioni tipiche dell’epoca quali le sette e l’LSD, sfoggia moderni computer e altre tecnologie appartenenti al XXI secolo.
Un aspetto curioso che, se da un lato rievoca a suo modo determinate produzioni statunitensi low budget risalenti agli anni Ottanta, dall’altro contribuisce in un certo senso a confondere ulteriormente lo spettatore dinanzi ad un elaborato in fin dei conti non troppo chiaro.
In quanto, man mano che poggia sulle buone prove del cast e che approda a risvolti altamente tragici, A different man consente sì di emergere anche ad una sottile vena d’ironia (con incluso grottesco momento di sesso condito di maschera), ma senza lasciar bene intendere dove voglia andare a parare.