Home Magazine Entertainment The Monkey: la mortale scimmietta di Stephen King

    The Monkey: la mortale scimmietta di Stephen King

    In anticipo rispetto ai titoli di testa accompagnati dalla Let the good times roll di Shirley and Lee, è un prologo grottescamente splatter ambientato nel 1999 e che vede coinvolto in un cameo Adam Scott ad aprire The monkey, trasposizione per il grande schermo di uno dei primissimi racconti scritti dal Re dell’horror su carta Stephen King, poi incluso nella raccolta di metà anni Ottanta Scheletri.
    Del resto, con un balzo a venticinque anni più tardi, è proprio una carica di black humour attraversata da una forte venatura grottesca l’ingrediente principale della oltre ora e mezza di visione che, se oltre all’apparizione di Scott ne include una dell’ex Frodo della trilogia Il Signore degli anelli Elijah Wood, in fatto di vecchie hit sfoggia nella colonna sonora, insieme alla citata canzone di Shirley and Lee, Rip it up di Little Richard e Twistin’ the night away di Sam Cooke.
    Una oltre ora e mezza di visione il cui semplicissimo plot riguarda i fratelli gemelli Hal e Bill, entrambi interpretati da Theo James e che, imbattutisi in soffitta in una vecchia scimmietta a molla, non tardano nell’apprendere che il misterioso giocattolo stia provocando le tragiche morti di tutti coloro che li circondano, tanto decidere di sbarazzarsene al più presto.
    Morti che, da una decapitazione ad un attacco da parte di uno sciame di api, nonostante l’effettistica digitale riportano a loro modo ad una tipologia di spettacolo horror risalente a periodo anni Novanta.
    Una tipologia di spettacolo più incentrata sul sensazionalismo da situazione violenta che sulla necessità di fornire spiegazioni razionali.
    Anche perché The monkey evita proprio di fare questo, ovvero di dispensare chiarimenti a quanto accade ai due protagonisti.
    Come del resto già fece il racconto di King, scrittore il cui cinismo è pienamente respirabile in questa trasposizione disseminata oltretutto di rimandi ad altre sue opere, dalla signora Torrance che porta il cognome del Jack di Shining ad un tagliaerbe in probabile riferimento a La falciatrice o, addirittura, al lungometraggio Brivido, che diresse nel 1986.
    Senza contare il tizio con capelli lunghi e giubbotto di pelle nera che sembra uscito direttamente dalla punk band dei Ramones, tanto amati dal caro vecchio Stephen da fargli comporre la storica Pet sematary per i titoli di coda di Cimitero vivente di Mary Lambert, tratto da un suo romanzo.
    Quindi, inanellando una sequela di mortali incidenti sulla evidente falsariga dei vari Final destination, questo è The monkey, un film dell’orrore nonsense che provvede unicamente a fornire intrattenimento gore – con tanto di corpi pronti ad esplodere in maniera assurda – e citazionismi kinghiani per la gioia dei fan del genere e dell’autore di It e Cujo.
    Nulla di eccezionale ma neanche di bocciabile, insomma, ma che sorprende soprattutto a causa del fatto che a firmarne la regia sia l’Osgood Perkins che, figlio del compianto Anthony entrato nella storia della Settima arte di tensione come il Norman Bates del capolavoro hitchcockiano Psycho, ci ha da sempre abituati a titoli decisamente più pretenziosi e narrativamente lenti, da February: L’innocenza del male a Longlegs.
    L’Osgood Perkins di cui, dunque, pur non risultando il lavoro migliore The monkey si rivela senza alcun dubbio quello maggiormente movimentato… anche se qualcosa ci lascia pensare che ciò sia dovuto in particolar modo alla presenza di James Wan – artefice delle saghe Saw e The conjuring – in qualità di produttore.
    Il film sarà nelle sale cinematografiche italiane dal 20 Marzo 2025.