Sono tre i personaggi attorno a cui ruota principalmente il plot di Gioco pericoloso, che, nelle sale cinematografiche a partire dal 13 Marzo 2025, segna il ritorno di Lucio Pellegrini alla regia per il grande schermo, accantonato in favore di una serie di lavori televisivi – da Benvenuti a tavola a Marconi – dopo la commedia È nata una star?, risalente addirittura al 2012.
Perché potrebbe far riemergere qualche indicibile segreto legato proprio al passato della donna questo bizzarro individuo dagli strambi modi di fare, destinato a rappresentare l’elemento di disturbo in una oltre ora e quaranta di visione che, scritta dallo stesso Pellegrini insieme alla Elisa Fuksas autrice di Nina e Senza fine, vorrebbe collocarsi dalle parti del thriller.
Vorrebbe, giusto, in quanto la classificazione “thriller” si utilizza al fine di suggerire storie trasudanti suspense e adrenalina, quindi tutto ciò che risulta assente in Gioco pericoloso.
D’altra parte, con uno Scarpetta sempre bravo ma qui forse un po’ fuori parte e penalizzato da un look che non trasmette certo l’inquietudine necessaria al racconto, nel suo lento incedere è solo una sensazione di fiacchezza ad essere trasmessa allo spettatore nel corso dell’insieme. Un insieme che, sfoggiando inoltre una certa critica all’universo borghese (patetico il momento in cui Carlo si vede chiedere diecimila euro per una bambina malata), tira presto in ballo anche una villa abbandonata che richiama a suo modo l’argentiano Profondo rosso, lasciando però emergere esclusivamente ridicolezza ogni volta che intenderebbe invece rendere tragica o tesa la sua evoluzione.
Potremmo citare la sequenza quasi horror che coinvolge i rospi o quella della performance improvvisata.
Per il resto, Giannini si presta il possibile ed Elodie regala un fugace nudo e una spruzzata di sesso piuttosto casto… al servizio di un’operazione che non può fare a meno di rivelarsi inutile quando approda oltretutto ad un epilogo banale, scontato e già visto e che, magari, nella testa di chi ha scritto Gioco pericoloso dovrebbe essere sorprendente.
Foto: Lucia Iuorio