Il plank è uno di quegli esercizi che o ami oppure odi! Non ci sono vie di mezzo. Un po’ come lo squat bulgaro, no?
Anche se la maggior parte di noi lo detesta, però, quasi nessuno rinuncia a inserirlo nella propria routine di allenamento. Quegli infiniti minuti che sembrano non passare mai, fatti di fiamme e fuoco per gli addominali e tremolii che ti scuotono dalla testa ai piedi, alla fine dei giochi ti ripagano gratificandoti con una numerosa serie di benefici.
Tuttavia, non è sufficiente stare in plank quanto più a lungo possibile per ottenere un addome che farebbe invidia pure a una tartaruga. Infatti, non trascurare mai l’importanza di consumare una dieta altamente proteica e provvedere alla giusta integrazione di preparati come rad140 che, alla necessità, supportano a dovere l’organismo favorendo la crescita muscolare.
Nell’articolo di oggi scopriamo da vicino che cosa è questo famigerato plank, quali muscoli coinvolge e se presenta rischi.
Buona lettura.
Che cosa è il plank, noto anche come “panca”?
Il plank è un esercizio di tipologia isometrica che, oltre a essere tra i più detestati di sempre, prevede il mantenimento di una posizione statica per alcuni secondi o minuti.
Per certi versi, ricorda la posizione della flessione, soltanto che in alcune versioni gli avambracci rimangono a terra. Ad esempio, in quelle supportate.
Il corpo, come mostrato nella foto, risulta parallelo al pavimento, mentre le gambe sono stese e le dita dei piedi fanno forza spingendo contro il tappetino. Gli avambracci, allo stesso modo, premono a terra per opporsi alla forza di gravità.
Quali sono i gruppi muscolari coinvolti nel plank?
Posizionati in plank e dimmelo tu! Ti accorgerai subito che il gruppo muscolare principale è quello dell’addome, e più nello specifico il tanto ambito six-pack. In altre parole, la tartaruga!
Tra i muscoli che entrano in attivazione ci sono:
- il retto dell’addome (musculus rectus abdominis);
- il trasverso dell’addome (musculus transversus abdominis);
- l’obliquo esterno (musculus obliquus externus abdominis);
- l’obliquo interno (musculus obliquus internus abdominis).
E quale compito rivestono di preciso? Innanzitutto, quello di mantenere la colonna vertebrale in posizione neutra e non curva, per evitare l’effetto gobba.
Lavorando su una stabilizzazione della colonna coinvolgi anche il diaframma, oltre che i muscoli del pavimento pelvico, i multifidi della schiena, le braccia e i glutei.
Ma questa posizione è sicura o comporta dei rischi?
In linea generale, il plank è uno di quegli esercizi che garantisce un’esecuzione tecnica pressoché sicura.
Tuttavia, in caso di problemi alla schiena, alla colonna vertebrale o all’apparato muscolo-scheletrico, è preferibile consultare il proprio medico.
Conclusioni
Il plank, tirando le somme, è quindi un esercizio complesso che ti permette di ottenere un corpo tonico e allenato, perché rafforza la muscolatura complessiva del tronco centrale regalandoti una tartaruga scolpita.
Inoltre, non dimenticarti che il plank migliora anche la postura e, di conseguenza, rafforza la stabilizzazione della colonna. Questo fattore, in alcuni sport, è particolarmente utile in quanto aiuta a migliorare la performance atletica.
Perciò, inseriscilo nella tua routine di allenamento e non mollare! Con la costanza, i risultati non tarderanno ad arrivare.
Foto: Pexel