È con due giovani impegnate a parlare di sesso e pornografia che prende avvio Heretic, che, nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 27 Febbraio 2025, segna il ritorno dietro alla macchina da presa per Scott Beck e Bryan Woods, registi de La casa del terrore e 65 – Fuga dalla Terra.
Due giovani che, interpretate dalla Chloe East di The Fabelmans e dalla Sophie Thatcher di Companion, scopriamo immediatamente essere missionarie e destinate a bussare alla porta sbagliata.
In quanto facciamo appena in tempo a conoscerle che, complici le tutt’altro che rassicuranti condizioni atmosferiche, vengono ospitate in casa da uno Hugh Grant decisamente lontano dai suoi ruoli da commedia sentimentale.
Uno Hugh Grant che non tarda nel rivelarsi piuttosto minaccioso e pericoloso man mano che sfodera osservazioni che non mancano di tirare in ballo la saga di Star wars e la causa che i Radiohead hanno fatto alla cantante Lana Del Rey per aver plagiato la loro Creep tramite Get free.
Tutte osservazioni che provvedono ad accompagnare nella lenta evoluzione narrativa atta a far salire progressivamente la tensione in quello che si presenta in qualità di thriller dall’impostazione teatrale testimoniata dalla sua quasi totale ambientazione in interni.
Un’ambientazione che spinge di conseguenza i suoi due autori a puntare da un lato sulle performance del cast (non a caso Grant ha ricevuto una nomination ai Golden Globe), dall’altro sulla sensazione di claustrofobia rafforzata anche grazie al contributo dei toni cupi garantiti dalla fotografia di Chung-hoon Chung.
E, se il vero coinvolgimento comincia a farsi sentire una volta superati i primi trenta minuti di visione, dopo un’ora ci si avventura maggiormente in territorio horror, con tanto di accenni di splatter.
Fino ai titoli di coda commentati da una rilettura della dylaniana Knockin’ on heaven’s door per mano della stessa Sophie Thatcher… al culmine di un’inquietante operazione vecchia scuola che, comprendente inoltre nella colonna sonora The air that I breathe degli Hollies, cattura in maniera discretamente efficace l’attenzione dello spettatore grazie anche a riusciti momenti come quello tesissimo della scatola dei fiammiferi.
Sebbene qualche minuto in meno avrebbe ulteriormente giovato alla circa ora e cinquanta che costituisce Heretic.