Nelle sale cinematografiche dal 20 Febbraio 2025, Follemente racconta di un primo appuntamento: quello tra il Piero di Edoardo Leo e la Lara di Pilar Fogliati, che lo ha appunto invitato a casa sua per trascorrere una serata insieme e conoscersi.
Sarebbe dunque un lungometraggio come tanti se non fosse per il fatto che, in base alle azioni che i due compiono, seguiamo le loro emozioni: rappresentate per lui da Romeo, il Professore, Eros e Valium, ovvero Maurizio Lastrico, Marco Giallini, Claudio Santamaria e Rocco Papaleo, e per lei da Giulietta, Alfa, Scheggia e Trilli, interpretate da Vittoria Puccini, Claudia Pandolfi, Maria Chiara Giannetta ed Emanuela Fanelli.
Emozioni di cui vediamo i due gruppi impegnati a discutere ciascuno in un appartamento, fornendo gli interni che, con l’aggiunta di quello dove si trovano i due protagonisti, costituiscono i tre della quasi totale ambientazione del film.
Perché, sulla falsariga di ciò che già aveva fatto nel 2016 attraverso il suo acclamato e premiato Perfetti sconosciuti, è un’impostazione chiaramente teatrale quella che il regista Paolo Genovese adotta per la narrazione di Follemente.
Un’impostazione che punta in maniera principale, di conseguenza, sulle tutt’altro che disprezzabili performance degli attori, alle prese con un plot che non può fare a meno di apparire in qualità di rivisitazione live action del successo d’animazione Inside out di Pete Docter e Ronnie Del Carmen, distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures.
Un aspetto che lo stesso Genovese smentisce precisando che, in realtà, l’idea per la oltre ora e mezza di visione in questione l’aveva già partorita molti anni prima; sebbene, curiosamente, sia stata prodotta con la collaborazione di Disney+.
Una oltre ora e mezza di visione che, tra brani di musica classica a fare da colonna sonora e il derby calcistico guardato tramite telefono cellulare, mostra la corda già dopo pochi minuti, rivelandosi più presuntuosa che geniale come invece vorrebbe risultare.
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In fin dei conti, cosa dovrebbe intrattenerci fino ai titoli di coda? Le discussioni sugli ovuli congelati, sull’orgasmo simultaneo e su quello alternato? Oppure osservazioni del calibro (basso) de “Il signore dell’anello” o “Sguardo da Bambi accecato dai fari nella notte”? Osservazioni dinanzi alle quali dovremmo ridere come anche nel momento in cui le emozioni intonano Somebody to love dei Queen mentre avviene un rapporto sessuale?
Salviamo soltanto la simpatica battuta sulle cialde, ma, per il resto, Follemente, con inclusa nel mucchio la patetica gag della canna alla camomilla, possiede solo il sapore di uno stanco e noioso tentativo di emulare certo cinema del Woody Allen del passato riuscendo ad accattivarsi, al massimo, qualche spettatore ultra-borghese.