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Babygirl: come ti tradisco Banderas

Un film di Halina Reijn

Il masochismo femminile è soltanto una fantasia maschile? Prova a rispondere anche a questo Babygirl, che, diretto dalla Halina Reijn regista di Instinct – Desiderio pericoloso e Bodies bodies bodies, arriva nelle sale cinematografiche italiane il 30 Gennaio 2025.
BabygirlUna oltre ora e cinquanta di visione al cui centro, nei panni di una potente donna d’affari, Nicole Kidman mette a repentaglio la propria vita professionale e personale intraprendendo una relazione segreta con il suo giovane assistente: un tirocinante che lavora la sera anche al bancone di un locale e che possiede i connotati dell’Harris Dickinson di Triangle of sadness e The warrior – The iron claw.
Una relazione che sembra scimmiottare quella portata in scena da Kim Basinger e Mickey Rourke nell’ormai classico 9 settimane e ½ di Adrian Lyne e che, forse anche a causa della presenza della Kidman, possiede più o meno vaghi echi provenienti dal kubrickiano Eyes wide shut, di cui fu interprete insieme all’ex marito Tom Cruise nel 1999.
E i rimandi ad altri modelli su celluloide non sembrano limitarsi a questi, in quanto abbiamo anche la sequenza del primo incontro in albergo tra i due amanti che lascia tranquillamente intravedere un’influenza proveniente da Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci.
Quindi, cosa ha di interessante Babygirl, grazie a cui la bella australiana ha anche conquistato la Coppa Volpi come miglior attrice presso la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e ottenuto una candidatura ai Golden Globe Awards?
A cominciare proprio dalla sua sopravvalutata performance, assolutamente nulla, in quanto, con Antonio Banderas che cerca di reggere come può il gioco nella parte del marito cornificato dalla donna, ci troviamo dinanzi all’ennesimo plot a base di sesso finalizzato a far esplorare ai due protagonisti la loro confusione riguardo al potere, al genere, all’età, alla gerarchia e all’istinto primordiale.

Nicole Kidman

Un plot dunque vecchio e banale quanto il pensiero femminista dell’autrice del film, la quale dichiara: «Sono affascinata dalla dualità della natura umana e con questo film ho cercato di far luce, senza giudizio, sulle forze opposte che compongono le nostre personalità. Per me, il femminismo è la libertà di esplorare la vulnerabilità, l’amore, la vergogna, la rabbia e la bestia interiore di una donna. Nonostante la sua natura proibita, la gioia di quell’esplorazione è liberatoria, persino curativa».
Ma Babygirl annoia solamente, tanto più che le sequenze erotiche appaiono talmente patinate e fredde da mancare proprio di erotismo, rispecchiando oltretutto appieno i brutti tempi del chiacchieratissimo Cinquanta sfumature di grigio.

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