È una ragazza dall’accento straniero impegnata ad affrontare un’intervista ad aprire Al progredire della notte, che, secondo lungometraggio di finzione diretto dal Davide Montecchi autore nel 2016 di In a lonely place, arriva nelle sale cinematografiche il 21 Gennaio 2025.
Lei, interpretata dalla Lilly Englert vista anche in Matrimonio con l’ex di Damian Harris, è una giovane attrice che, per trascorrere la notte precedente ad un corso di sopravvivenza cui si è iscritta nell’intenzione di superare una volta per tutte alcune sue insicurezze profonde, affitta il piano superiore di una grande casa dalla proprietaria intrigante e legata ad un oscuro passato.
Con il volto della veterana del teatro Lucia Vasini, quest’ultima non tarda infatti nel manifestare uno strano comportamento; man mano che, tramite un curioso apparecchio che presenta l’aspetto di una sorta di vecchia radio, introduce la sua ospite alla “metafonia”, ovvero una tecnica che permette a quanto pare di comunicare con gli spiriti dei defunti.
E basta questa esile idea di partenza al regista per poter stimolare nello spettatore la curiosità atta a spingerlo a chiedersi cosa accadrà alla protagonista, immersa in una cupa ambientazione quasi del tutto in un unico interno destinata a suggerire un certo indispensabile respiro claustrofobico.
Risultato conseguito sicuramente grazie anche alla notevole cura di fotografia e scenografie nel corso di una oltre ora e mezza di visione che, se inizialmente sembra manifestare i connotati di una ghost story, si addentra fotogramma dopo fotogramma nei meandri della paranoia da schermo.
Una paranoia dai più o meno avvertibili echi polanskiani che finisce per rivelarsi la carta vincente attraverso cui Al progredire della notte consente alla tensione di salire progressivamente in maniera piuttosto efficace durante la lenta evoluzione narrativa.
Fino all’inquietante fase conclusiva di un’operazione non eccelsa e di certo non priva di difetti tipici del prodotto indipendente, ma che, pur non apparendo altamente originale a causa dei vari rimandi cinefili che la caratterizzano (c’è anche qualcosa dei film horror dello spagnolo Jaume Balagueró), riesce a funzionare e si lascia tranquillamente guardare senza troppe pretese.