Comico e imitatore triestino non poco noto al pubblico televisivo, è lo stesso Angelo Pintus a firmare insieme a Herbert Simone Paragnani, a Gianluca Belardi e al regista Fausto Brizzi la sceneggiatura di Dove osano le cicogne, lungometraggio che – in uscita nei cinema il 1° Gennaio 2025 – segna il suo debutto da protagonista sul grande schermo.
Lungometraggio che, con un titolo atto chiaramente a sbeffeggiare quello del classico degli war movie Dove osano le aquile di Brian G. Hutton, lo pone nel ruolo di Angelo, maestro elementare amato dai suoi alunni ma considerato un pericolo per l’ordine scolastico dal preside, dal volto di Antonio Catania; mentre il pensiero fisso suo e di sua moglie Marta alias Marta Zoboli è il non essere riusciti ad avere figli… fino al giorno in cui la soluzione imprevista sembra arrivare da una giovane spagnola tifosissima della squadra di calcio del Barcellona incarnata da Beatrice Arnera: Luce, la quale porterà in segreto il loro futuro bebé in grembo per nove mesi.
Un utero in affitto, dunque, ad insaputa di tutti tranne che del miglior amico di Marta, il romano Andrea incarnato da un Andrea Perroni destinato a regalare buona parte delle risate in un’operazione che, inaspettatamente, non poggia in maniera particolare sul lato comico.
Ci si chiede infatti per quale motivo rendere Pintus protagonista di un’opera che poco sfrutta la sua maniera di far ridere, considerando soprattutto il fatto che, dall’imprevisto allo stadio in curva sud alla gag dell’ecografia ad una donna di colore, le situazioni divertenti di Dove osano le cicogne non lo pongano quasi mai al proprio centro.
A parte questo curioso aspetto, però, con suoceri di lui resi da Imma Piro e un Tullio Solenghi colonnello dei carabinieri che cita verbalmente Totò ma si mostra intransigente quanto il vigile Otello Celletti di Alberto Sordi, ci troviamo dinanzi ad una piacevolissima commedia dispensatrice di buoni sentimenti che, non priva neppure di parentesi action e comprendente inoltre nel cast Maria Amelia Monti nei panni della doula, si rivela di sicuro superiore rispetto a non troppo convincenti fatiche brizziane degli ultimi anni quali Se mi vuoi bene e Bla bla baby.
Una commedia per tutta la famiglia che, con incluso nel mucchio un “Ehi tu porco levale le mani di dosso” in omaggio a Ritorno al futuro, anche quando non sembra più riservare grosse sorprese riesce a sfoderarne una… fino ad un epilogo che può spingere alla commozione.