È immediatamente una sequenza d’azione ad aprire Io e te dobbiamo parlare, ottavo lungometraggio diretto dal napoletano Alessandro Siani, che, nelle sale cinematografiche a partire dal 19 Dicembre 2024, lo vede come di consueto anche interprete principale; stavolta in coppia con il fiorentino Leonardo Pieraccioni.
Con quest’ultimo che fa da attuale compagno alla ex moglie del primo, Brenda Lodigiani, trovandosi di conseguenza a vivere anche insieme alla figliastra Gea Dall’Orto, i due vestono i panni di sgangherati poliziotti in quella che si propone chiaramente in qualità di action comedy made in Italy come lo furono, tra le altre, I due carabinieri di Carlo Verdone e, soprattutto, Piedipiatti di Carlo Vanzina.
Poliziotti che si trovano a dover affrontare un vero crimine nel corso di un insieme dalla struttura che avanza a suon di sketch; da quello in cui abbiamo i comici Pablo e Pedro in abito talare durante un colpo alla situazione nel ristorante stellato che vede coinvolta anche la ex Miss Italia Francesca Chillemi nel ruolo di una collega dei due protagonisti.
Situazione, quest’ultima, manifestante echi provenienti dalla storica escursione fantozziana presso il ristorante giapponese e che, come anche la battuta sul “duo Novembre” sentita per la prima volta addirittura nel mitico telefilm anni Ottanta i ragazzi della 3ª C, lascia tranquillamente avvertire, purtroppo, la poca originalità del potenziale umoristico di Io e te dobbiamo parlare.
Per non parlare della gag a base di taser e telefono cellulare o dell’insulsa battuta che Pieraccioni snocciola dinanzi al controllore a bordo di un autobus, incapaci di strappare risate come anche “Tengo il guai-fi, ovunque vado me pigliano” (!!!).
Rendendo di conseguenza totalmente sprecato il ricco cast che, comprendente, oltre al simpatico Sergio Friscia, ad Enrico Lo Verso e ad Euridice Axen, il Lorenzo Renzi della serie televisiva Romanzo criminale, un Dino Abbrescia in vesti di ubriaco, un Gianni Franco chef e un Biagio Izzo amico del vecchio ladro Peppe Lanzetta, qui padre di Siani, ci lascia almeno sorprendere da un esilarante Giovanni Esposito rapinatore sprovvisto in maniera inaspettata di accento partenopeo.
Insomma, non meno riuscito del precedente, disastroso (non al botteghino, però) Succede anche nelle migliori famiglie questo Io e te dobbiamo parlare, ma comunque lontano da maggiormente godibili lavori sianiani quali Il principe abusivo e Tramite amicizia.