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Allarme pandemia: psicosi pilotata o vaccino per le coscienze?

Allarme pandemia

Negli ultimi anni un fenomeno evidentissimo, soprattutto in Italia, risuona costantemente nei media: l’imminente minaccia di nuove pandemie. Un’allerta continua, un presagio di sventura che, anziché preparare le popolazioni, sembra generare una sorta di assuefazione alla paura. Ma a cosa serve realmente questa incessante campagna di terrore sanitario? E se, dietro l’apparente preoccupazione per la salute pubblica, si celasse un disegno più subdolo?
L’interrogativo sorge spontaneo: perché questa ossessione per le pandemie future, quando ancora non abbiamo metabolizzato appieno gli eventi recenti? Forse, l’obiettivo primario è testare la resilienza psicologica delle masse, misurare la loro capacità di sopportare continue ondate di panico. Una sorta di “stress test” sociale per valutare quale spauracchio funzioni meglio, quale narrazione attecchisca con maggiore efficacia nella mente delle persone.
Eppure, paradossalmente, questa strategia potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. L’eccessiva esposizione a scenari catastrofici potrebbe paradossalmente innescare un processo di risveglio delle coscienze. Come un vaccino che stimola la produzione di anticorpi, l’inflazione di notizie allarmistiche potrebbe indurre un’inversione di tendenza, un rigetto verso la narrazione dominante.
Se lo scopo ultimo della recente pandemia fosse stato unicamente la somministrazione di nuovi farmaci sperimentali, l’approccio adottato appare quantomeno sproporzionato. Sarebbe stato sufficiente, e decisamente meno traumatico, veicolare tali sostanze attraverso i canali vaccinali tradizionali, senza la necessità di orchestrare un’emergenza sanitaria globale.
Questa considerazione apre scenari inquietanti: e se la pandemia stessa fosse stata una sorta di “operazione verità”, un brusco risveglio per scuotere una società altrimenti destinata a cadere in un sonno dogmatico? Un campanello d’allarme per ricordare, a chi ancora non l’avesse compreso, che “qualcosa non quadra”, che dietro le quinte si muovono forze oscure, difficilmente identificabili ma non per questo meno reali.
Certo, l’interesse economico è una variabile non trascurabile. L’industria farmaceutica, e non solo, trae enormi profitti da situazioni di crisi sanitaria. Ma ridurre tutto a una mera questione di denaro sarebbe riduttivo. Chi orchestra queste dinamiche ha il potere di creare ricchezza a prescindere dalle pandemie, manovrando i mercati e le leve finanziarie globali. Il fine ultimo sembra trascendere il semplice guadagno materiale, configurandosi piuttosto come un’operazione di controllo sociale su vasta scala.
In questo contesto, l’allarme continuo su nuove pandemie assume una nuova luce: non tanto una reale minaccia sanitaria, quanto una strategia per mantenere alta la tensione, per instillare un senso di precarietà permanente e, al contempo, stimolare un’analisi critica della realtà. Un paradosso apparente: la paura come motore di consapevolezza, l’allarme come invito al risveglio.
Resta da vedere se questa “vaccinazione delle coscienze” avrà successo, se la popolazione saprà decifrare i segnali e sottrarsi al gioco perverso del terrore mediatico. Una cosa è certa: l’era dell’ingenuità è finita. Ora più che mai, è necessario osservare, analizzare e, soprattutto, dubitare.

Foto: Pixabay

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