Prima che ci si sposti a sedici anni addietro, è un prologo non privo di spargimenti di liquido rosso ad aprire Kraven – Il cacciatore, trasposizione sul grande schermo dell’omonimo personaggio dei fumetti Marvel creato da Stan Lee e Steve Ditko che debuttò come villain, nell’Agosto 1964, sulle pagine di The amazing Spider-Man.
Poteri che, complice la complessa relazione con il padre Nikolai Kravinoff alias Russell Crowe, spietato gangster, lo conducono su un cammino di vendetta dalle brutali conseguenze, motivandolo a diventare non solo il più grande cacciatore del mondo, ma anche uno dei più temuti.
Man mano che la sua strada incontra quella del malavitoso Aleksei Sytsevich di Alessandro Nivola, che altro non è che il forzutissimo Rhino dalla pelle artificiale, e che il fratello Dmitri, interpretato da Fred Hechinger e abilissimo nel replicare le voci, viene rapito con conseguente avvio di una delle sequenze maggiormente spettacolari di Kraven – Il cacciatore.
L’inseguimento di un autoveicolo che Sergei affronta a piedi, fino al momento in cui viene anche coinvolto un elicottero, ricordando più o meno vagamente una situazione dell’ottimo Darkman di Sam Raimi.
Lungometraggio la cui resa qualitativa, però, non ha assolutamente nulla a che vedere con quella di questo cinecomic diretto dal J.C. Chandor regista di All is lost – Tutto è perduto e di 1981: Indagine a New York.
Tanto che, se fosse stato realizzato negli anni Novanta, sarebbe senza dubbio rientrato tra i molti inediti cinematografici minori che dalle nostre parti finivano distribuiti direttamente in videocassetta.