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Consensi da pubblico e critica per “Giuseppe Taliercio – Il delitto perduto”

Diretto da Mario Chiavalin, continua a conquistare pubblico e critica Giuseppe Taliercio – Il delitto perduto,dopo il grande successo riscosso nelle due memorabili due serate del 13 e del 19 Novembre 2024, rispettivamente svoltesi al Cinema Candiani di Mestre e Cine Movie Abano di Abano Terme.
Due serate che hanno visto il tutto esaurito (quattrocento posti e lista d’attesa per le proiezioni successive), con un pubblico profondamente coinvolto da una storia che Chiavalin riporta alla luce intrecciando i fatti storici ad un profondo racconto umano.
La storia poco nota e ingiustamente dimenticata di Giuseppe Taliercio, direttore del Petrolchimico di Porto Marghera, il quale venne rapito dalle Brigate Rosse il 20 Maggio 1981 e trattenuto per quarantasette giorni in condizioni di estrema crudeltà prima di essere brutalmente assassinato il 5 Luglio dello stesso anno.
Uno dei momenti più drammatici degli Anni di Piombo, che il regista rispolvera offrendo una riflessione sulla società di quel periodo attraverso un lungometraggio destinato a distinguersi grazie alla sua capacità di raccontare con grande sensibilità e rispetto una vicenda storica senza cadere nel sensazionalismo.
Un lungometraggio che nella sola serata di Mestre ha visto la partecipazione di altissimo livello, sia a livello istituzionale che familiare. Tra cui: Luigi Brugnaro, Sindaco di Venezia, Darco Pellos, Sua Eccellenza il Prefetto di Venezia, Raffaele Speranzon, Senatore della Repubblica per Fratelli d’Italia, Salvatore Mottola, Colonnello della Guardia di Finanza, Gaetano Bonaccorso, Questore della Polizia di Stato, Marco Campaldini, Tenente Colonnello e Comandante Interinale del Comando Provinciale dei Carabinieri di Venezia, Franco Maccari, Segretario Generale del Sindacato di Polizia COIS, Stefano Buccini, Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Venezia, Mirko Schio, vice Presidente dell’Associazione Fervicredo APS, Walter Milan, Capo Ufficio Stampa della Regione Veneto, Teodoro Marolo, Presidente della Municipalità di Marghera, Francesca Zaccariotto, Assessore ai Lavori Pubblici, Paolo Dalla Vecchia, Assessore alle Politiche Ambientali, Andrea Vaona, Frate francescano, e Maika Canton, rappresentante del Gruppo Consiliare Fratelli d’Italia. Momento particolarmente intenso della serata, inoltre, è stato quello in cui il giornalista Adriano Favaro ha letto la lettera della vedova di Alfredo Albanese, vittima del terrorismo brigatista: «La proiezione del film che ricorda l’ingegnere Giuseppe Taliercio sarà l’occasione per riflettere su quello che il nostro Paese ha vissuto in anni tra i più angosciosi della sua storia e che non vuole mai più rivivere. Il film ricorderà non solo la vittima, ma anche la persona, con la sua vita, i suoi affetti, il suo lavoro, prima di cadere per mano criminale. Il film rispecchia anche l’opportunità di dare voce a chi ha subito la violenza terroristica, a chi ne ha avuto la vita spezzata, ai familiari delle vittime e anche a quanti sono stati colpiti. Ed è doveroso mettere in luce racconti di vera verità sugli ‘Anni di Piombo’, anche perché la storia di quegli anni è stata raccontata troppo spesso dando voce solamente ai criminali».

«Volevo tanto ringraziare questo regista fenomenale che ha dato vita di nuovo a un momento storico che non bisogna dimenticare», è stato invece il commento che Maria Grazia Silvestri, figlia di Sergio Gori, ha espresso in segno di gratitudine durante la serata, durante la quale, in rappresentanza dei Frati del Santo (da dove è iniziata la ricerca con la collaborazione con Padre Francesco Ruffato a cui è stata dedicata l’opera) ha preso la parola anche Andrea Vaona: «A nome dei Frati, ringrazio davvero per quest’opera e, come Mestrino, ringrazio doppiamente perché ce n’era bisogno. Grazie, grazie, grazie Mario».

E non è mancata la sottolineatura dell’importanza storica e simbolica di Giuseppe Taliercio da parte del Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro: «Al Palasport con questo nome io e Mario ci siamo conosciuti tanti anni fa, e da lì è nata anche la curiosità di crivere questa storia. Voglio ringraziare tutti gli artisti, gli attori e i produttori, insomma, chi ha lavorato per questo film. Ma penso che bisogna sottolineare una cosa, e lo voglio dire chiaramente: la parte storica e politica è forse la cosa più importante. Le Brigate Rosse hanno cominciato a essere sconfitte proprio quando le persone, il movimento operaio, le hanno rifiutate».

Al termine della proiezione, inoltre, Cesare Taliercio, figlio di Giuseppe Taliercio, ha espresso il messaggio centrale lasciato da suo padre, sottolineando l’importanza del suo esempio umano e morale: «Mio padre non si è mai rassegnato anche nelle situazioni più difficili, e si è sempre appoggiato alla propria famiglia, ai propri amici e alla fede. Quello che vorrei che rimanesse della visione di questo film, è che non ci si fermi alla commozione o alla visione di un fatto storico, ma si rifletta su come l’abbracciare una qualsiasi ideologia senza esercitare un giudizio critico, possa portare a vedere il proprio nemico privo di umanità, questa è la lezione di mio padre, che ha sempre messo al centro l’uomo e la sua dignità».

Nell’attesa della nuova serata speciale che si terrà il 13 Dicembre 2024 al cinema Garibaldi di Carrara, dove è nato Taliercio, ulteriore testimonianza del notevole impatto che Giuseppe atliercio – Il delitto perduto sta avendo è stata la risposta da parte dei critici della popolare trasmissione tv di Rai Uno Cinematografo, condotta da Gigi Marzullo, dei quali si riportano di seguito le recensioni:

Francesco Puma: «È una pagina oscura della storia d’Italia degli Anni di Piombo. Io non la conoscevo assolutamente ma il film ha una buona chiave di lettura. Come mette in scena il regista Mario Chiavalin la dinamica del rapimento di Giuseppe Taliercio, che viene raccontato nel finale… ecco, questa secondo me è una trovata drammaturgica originale per realizzare un film onesto, ben fatto e ben interpretato».

Gianlorenzo Franzì: «Dai primi fotogrammi ti cattura con la forza delle immagini. Mi ha riportato un po’ al cinema politico italiano, quello più famoso di Damiano Damiani. Non soltanto viene messa in scena una storia che tutti dovrebbero conoscere, ma lo fa con una potenza cinematografica incredibile. Un film veramente importante».

Professor Fabio Melelli: «Oltre al film di Clint Eastwood, trovo molto interessante anche la proposta di Mario Chiavalin, perché è un film sugli Anni di Piombo, su una pagina poco conosciuta. Tra l’altro Mario Chiavalin è un regista che io ricordo anche per il film La Banda del Buffardello, un film molto curioso perché è una commedia gialla, su un colpo che metteva insieme una serie di attori da Pippo Franco ad Umberto Smaila. Quindi questo film, che torna su un argomento come gli Anni di Piombo, rimossi per tanto tempo dal cinema italiano e sono tornati all’attenzione dei cineasti, mi sembra anche di forte interesse. Poi c’è il secondo film de Il gladiatore…».

Professoressa Anna Lisa Tota: «L’offerta cinematografica in questo periodo è ricchissima, anche io scelgo il film su Giuseppe Taliercio. Lei prima dottor Marzullo diceva ‘Il cinema come terapia per le persone’, questo è uno di quei film che è terapeutico per l’intera società. Ci restituisce una storia importante, poco nota . È successo nel 1981, quando molti di noi erano giovanissimi e altri non erano ancora nati, e questo direttore del petrolchimico di Porto Marghera rimane nelle mani delle Br per un mese e mezzo. È una storia atroce e quello che mi ha fatto molto piacere è sapere che i familiari hanno apprezzato questo film, perché spesso, quando si mettono in scena queste vicende, se non c’è un rapporto tra il regista e i familiari si crea un trauma ulteriore. Poi scelgo anche il film di Clint Eastwood …».

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