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Il corpo: uomini d’Oriol

A tre anni da Ai confini del male, Vincenzo Alfieri – regista della commedia supereroistica I peggiori e dell’heist movie Uomini d’oro – torna ad occuparsi di un thriller con Il corpo, nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 28 Novembre 2024.
E, se in quel caso avevamo due carabinieri completamente diversi tra loro alle prese con il rapimento del figlio di uno dei due da parte di un misterioso sequestratore e torturatore di adolescenti, qui il plot prende avvio dalla improvvisa morte di un’affascinante e carismatica imprenditrice dalle fattezze di Claudia Gerini.
Il corpoImprenditrice il cui corpo, però, sparisce poi dall’obitorio senza lasciare traccia, portando un ispettore magnificamente incarnato da Giuseppe Battiston a sospettare del giovane marito della donna, sebbene tutte le persone che le erano accanto sembrano avere un movente per desiderarla morta.
Marito interpretato da un Andrea Di Luigi non troppo convincente all’interno di un cast che, oltre alla Amanda Campana di Bastardi a mano armata, include l’Andrea Sartoretti di Romanzo criminale – La serie impegnato a seguire le indagini al fianco del citato ispettore.
Man mano che, con la storica Piccolo uomo di Mia Martini a tornare più volte all’interno della colonna sonora, è una struttura narrativa tutt’altro che classica infarcita di flashback ad accompagnare Il corpo, remake tricolore di El cuerpo diretto nel 2012 dallo spagnolo Oriol Paulo, già oggetto nel 2019 del rifacimento indiano The body di Jeethu Joseph.
Struttura chiaramente destinata a rimescolare più volte le carte in tavola per far sì che lo spettatore venga depistato di continuo dinanzi ad una vicenda che, immersa nei toni cupi garantiti dalla fotografia a cura di Andrea Reitano, presenta anche un retrogusto horror testimoniato da momenti a base di incubi e inquietanti visioni.

Claudia Gerini nel ruolo di Rebecca

Ma, come già avvenuto nel caso del sopra menzionato Ai confini del male, che lasciava avvertire chiari echi provenienti dal torture porn proto-Saw, Alfieri non mira a costruire un horror, guardando più che altro al look delle serie televisive made in USA e tirando perfino in mezzo una sequenza di ballo in maschera probabilmente ispirata al kubrickiano Eyes wide shut.
Il risultato finale, quindi, rende Il corpo molto più vicino ad una fiction poliziesca da piccolo schermo che ad un prodotto per il cinema, sebbene a rendere interessante l’operazione provveda l’inaspettata – ma neanche troppo originale – rivelazione conclusiva.

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