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“Venom – The last dance”: simbionte parte 3

A cinque anni dal Venom diretto da Ruben Fleischer e a tre dal suo sequel Venom – La furia di Carnage, firmato da Andy Serkis, Venom – The last dance – nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 24 Ottobre 2024 – riporta sul grande schermo la figura introdotta a metà anni Ottanta dallo scrittore David Micheline e dal disegnatore Todd McFarlane nelle avventure a fumetti di Peter Parker/Spider-man.
La figura dell’Eddie Brock che, incarnato da Tom Hardy, nel capostipite avevamo visto fondersi accidentalmente con un alieno simbionte, finendo per assumere poteri tanto pericolosi quanto incontrollabili.
L’Eddie Brock che, scontratosi poi con il simbionte rosso Carnage nel citato secondo capitolo, torna dunque in azione in questa terza occasione su soggetto dello stesso Hardy insieme alla regista Kelly Marcel, sceneggiatrice dei primi due film.
L’Eddie Brock che, ricercato per la presunta morte del detective Mulligan alias Stephen Graham, si trova ad avere a che fare con la reclusione ultraterrena di Knull, malvagio creatore di tutti gli esseri simbiotici, il quale, al fine di ottenere la libertà, invia le sue creature per vendicarsi.
E, già a partire dai primissimi minuti, come da tradizione del franchise non è un certo retrogusto quasi horror a risultare assente in Venom – The last dance, che tira in ballo anche Chiwetel Ejiofor nei panni del Rex Strickland alla guida dei soldati delle forze speciali e Juno Temple in quelli della dottoressa Payne, dedita proprio allo studio dei simbionti.
Nel corso di quasi un’ora e cinquanta di visione che, tra un balletto sulle note di una rilettura della Dancing queen degli ABBA per mano del gruppo A*teens e una gag con cavallo su quelle della Don’t stop me now dei Queen, non manca come di consueto d’ironia; mentre la ricca colonna sonora sfoggia classici del calibro di Tequila dei Champs, Space oddity di David Bowie e Wild world di Cat Stevens.
Ironia testimoniata anche dalla presenza di una grottesca famigliola in viaggio verso un laboratorio scientifico militare a Roswell in quanto interessata a vedere gli alieni… nella sola attesa di approdare al lungo e altamente spettacolare scontro conclusivo – con tanto di assurde imprese su una moto – di un’operazione che, oltretutto dispensatrice di due ultime sorprese poste durante lo scorrimento dei titoli di coda e al loro termine, del tutto priva di sequenze realmente memorabili non si rivela altro che l’ennesimo cinecomic fracassone fagocitato dall’effettistica digitale e adatto ad un pubblico molto poco esigente.
Se ne poteva fare tranquillamente a meno.

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