Nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 2 Ottobre 2024, attraverso il cartone animato Joker: Io e la mia ombra prendono avvio le quasi due ore e venti di visione che provvedono a continuare quanto raccontato nel 2019 da Todd Phillips nel suo Joker, aggiudicatosi i premi Oscar per la colonna sonora e per l’attore protagonista Joaquin Phoenix.
Scelta alquanto discutibile se pensiamo che supereroi e relativi villain sono stati ideati proprio per regalare avventure in contesti fantastici a lettori e spettatori, ma che sembra aver dato ragione alla casa di produzione Warner Bros, considerato il notevole successo riscosso al botteghino.
Quindi, squadra che vince non si cambia e, con l’autore della trilogia Una notte da leoni nuovamente al timone di regia, abbiamo Arthur Fleck recluso nel manicomio di Arkham in attesa di essere processato per i crimini commessi come Joker, ma destinato anche a scoprire il vero amore e a trovare la musica che ha sempre avuto dentro di sé.
Vero amore rappresentato dalla Lee Quinzel che, responsabile di aver dato fuoco al condominio in cui vivevano i suoi genitori, i fan dei fumetti sanno benissimo essere Harley Quinn, in questo caso incarnata da Lady Gaga.
Perché, in parte cupo prison movie, in parte lungometraggio processuale, Joker: Folie à deux non tarda a manifestare i connotati di musical a suon di riletture di brani storici del calibro di To love somebody dei Bee Gees e della That’s entertainment ascoltata in Spettacolo di varietà di Vincente Minnelli che vedono spesso coinvolta, come immaginabile, proprio la nota cantante.
Numeri musicali che, fino alla intramontabile That’s life rivisitata dalla stessa nei titoli di coda, mirano nella maggior parte dei casi ad enfatizzare la follia interiore di Arthur, oltretutto pronto come di consueto a sfoggiare la propria risata isterica.
Al servizio di un’operazione dal lento incedere narrativo che si rivela, registicamente parlando, una delle migliori prove di Phillips… non riuscendo però ad evitare di risultare tirata un po’ troppo per le lunghe e di spingere a chiederci per quale motivo abbia scelto proprio l’inadeguata strada del musical.