Ai tempi della sua uscita nelle sale cinematografiche, nel lontano 1986, nella testa dei telespettatori riecheggiava prepotente il tormentone della divertente canzone che, composta per la colonna sonora dal mitico Detto Mariano e cantata dai componenti del ricco cast, ne accompagnava il trailer trasmesso di continuo sul piccolo schermo.
Un’ambientazione che funge unicamente da scenario-pretesto per poter inanellare una sequela di esilaranti situazioni in cui calare alcuni dei nomi più importanti dello spettacolo leggero del decennio che ci regalò, tra gli altri, Vacanze di Natale e il dittico Scuola di ladri.
Nomi comprendenti un Massimo Boldi sbadato agente della sicurezza che finisce per favorire furti anziché sventarli, un Lino Banfi suonatore ambulante affiancato dalla figlia Rosanna, un Christian De Sica metallaro dall’accento burino che ha vinto un buono spesa da cinquecentomila lire, una Heather Parisi che, perdute le lenti a contatto, finisce di continuo in equivoci e un Nino Manfredi nel ruolo di un attore alcolizzato sul viale del tramonto coinvolto nelle riprese dello spot pubblicitario dei grandi magazzini.
Un Manfredi cui viene citato in maniera metacinematografica lo stesso Manfredi, affiancato dal suo agente interpretato da Leo Gullotta, il quale completa il comparto attoriale insieme ad un Michele Placido direttore dell’ufficio vendite, una Ornella Muti nei panni di se stessa per condividere la scena con Claudio Botosso, commesso, e Paolo Villaggio e Gigi Reder detenuti appena usciti di prigione che architettano una truffa ai danni del responsabile acquisto giocattoli dell’attività commerciale facendo passare il primo per un robot (con tanto demenziali quanto dolorose conseguenze).
Senza contare il consegnatario Renato Pozzetto e l’addetto alle pulizie Enrico Montesano, che, accettando di sostituire al reparto sanitari un Massimo Ciavarro che l’uomo non sa essere ricercato da uno strozzino e che è in realtà il figlio dell’ingegnere proprietario dei grandi magazzini, scambiato dal capo del personale Alessandro Haber proprio per il giovane finisce per entrare nelle sue grazie e in quelle della moglie Laura Antonelli, interessati ad un avanzamento di carriera di lui.
Ognuno, dunque, impegnato a fare ricorso alla propria comicità (la battuta del citato Pozzetto sull’alano castrato è rimasta nella storia) al fine di delineare una struttura a sketch non priva neppure di gag surreali come quella dello spray utilizzato per uccidere le vespe.
Una struttura a sketch che i registi hanno finito per sfruttare in due diverse versioni del lungometraggio: quella distribuita nei cinema, della durata di un’ora e cinquantasei minuti, e quella passata in televisione, più lunga di circa mezz’ora.
Versioni che Mustang Entertainment rende ora disponibili in un’edizione a doppio disco dispensatrice su supporto blu-ray di quella corta, restaurata in 4K dal Laboratorio Cinecittà Luce partendo dal negativo originale 35 mm messo a disposizione da Mediaset in collaborazione con Cine34 e Infinity+, e in dvd di quella lunga.
Rappresentando quindi l’ottima occasione per poterle mettere al confronto e scoprire situazioni che chi era abituato a visionare il montaggio classico sicuramente avrà dimenticato; dallo spot parodia del Tartufone Motta alla sequenza in cui una commessa verifica il funzionamento di diversi prodotti, tra cui un vibratore (!!!), fino a quella che vede Boldi portare la moglie davanti al direttore dopo averla sorpresa a rubare.
Ma, tra brevi tagli e intere situazioni assenti nel cut cinematografico, vi è molto di più nella long version di questa edizione home video di Grandi magazzini… oltretutto corredata nel blu-ray di contenuti extra rappresentati dal trailer e da quasi sedici minuti di intervista a Pipolo.