Godzilla e Kong – Il nuovo impero: MonsterVerse n. 5

Con la Welcome to my world di Jim Reeves ad accompagnare le immagini, è un prologo immediatamente all’insegna dei mostri all’opera ad introdurre Godzilla e Kong – Il nuovo impero, diretto dall’Adam Wingard autore degli horror You’re next e Blair witch, nonché regista del precedente Godzilla vs. Kong, datato 2021.
Il Godzilla vs. Kong che, succeduto al Godzilla firmato nel 2014 da Gareth Edwards, al Kong: Skull Island di Jordan Vogt-Roberts e al Godzilla II – King of the monsters di Michael Dougherty, ha rappresentato dunque il quarto tassello del MonsterVerse attraverso cui Hollywood ha provveduto a rileggere nell’era dell’elaboratissima effettistica digitale le creature mitiche dei cosiddetti kaiju eiga (film di mostri giapponesi, per intenderci).
E allora in questa quinta avventura ritroviamo l’antropologa Ilene Andrews che, interpretata da Rebecca Hall, torna dal citato lungometraggio del 2021 insieme alla giovanissima sordomuta Jia alias Kaylee Hottle, che avevamo conosciuto come unica sopravvissuta a Skull Island e in grado di comunicare con il gigantesco primate più famoso della Settima arte ricorrendo al linguaggio dei segni.
Primate che, residente nelle profondità terrestri, occupa in verità buona parte della oltre ora e cinquanta di visione alla ricerca di altri esemplari appartenenti alla sua stessa specie; in quanto il caro vecchio Godzy sembra essere presente soltanto marginalmente, oltretutto impegnato a scorrazzare a Roma nelle acque del fiume Tevere e ad accucciarsi nientemeno che all’interno del Colosseo (!!!).
Mentre Brian Tyree Henry veste nuovamente i panni del complottista Bernie Hayes stavolta affiancato dal Trapper di Dan Stevens, fornendo quel minimo di siparietti ironici che non riescono comunque a camuffare quella che è, chiaramente, la reale natura del plot di Godzilla e Kong – Il nuovo impero: nient’altro che un esile pretesto per poter inscenare l’ennesimo scontro tra titani.
Scontro destinato ad includere in questo caso soprattutto nuovi scimmioni, compresi un piccolo Kong e lo spaventoso Scar King, in mezzo a strizzate d’occhio al franchise Transformers e un look generale che richiama alla memoria, in più occasioni, quello della saga Il pianeta delle scimmie.
Dunque, tra la I was made for lovin’ you dei Kiss tirata in ballo senza alcuna enfasi, un’escursione a Rio de Janeiro e devastazione di piramidi, il tutto sembra procedere per inerzia, intervallato in minima parte da dialoghi-spiegoni… con la mitica falena Mothra in agguato e il fracasso dominante in uno spettacolo da blockbuster tirato decisamente per le lunghe.
Tanto più che, rispetto ai primi esempi del MonsterVerse, giunti a Godzilla e Kong – Il nuovo impero questi kaiju del terzo millennio non sorprendono ormai neanche tanto nel loro aspetto sempre meno distante da quello dei videogiochi o dei cartoni animati.