Priscilla: ho sposato Elvis Presley

Sebbene il film si svolga in un arco temporale compreso tra il 1959 e la prima metà degli anni Settanta, oltre a pezzi quali Venus di Frankie Avalon e You, baby delle Ronettes sono hit appartenenti a periodi successivi a popolare la ricca colonna sonora di Priscilla.
Oltre un’ora e cinquanta di visione che la figlia d’arte Sofia Coppola – regista, tra l’altro, de Il giardino delle vergini suicide e L’inganno – ha derivato dalle stesse memorie che, scritte da Priscilla Presley insieme a Sandra Harmon nel 1985, già furono tre anni più tardi fonte d’ispirazione per la mini serie televisiva Elvis and me di Larry Peerce.
Infatti, con titoli di testa accompagnati dalla Baby, I love you delle sopra menzionate Ronettes riletta, però, dai Ramones, l’operazione intende ripercorrere il rapporto sentimentale tra il re del rock Elvis Presley e la sua consorte (il cui cognome da nubile è Beaulieu), di dieci anni più giovane di lui e non ancora maggiorenne quando si sono conosciuti.
Un rapporto che viene in questo caso raccontato attraverso gli occhi della donna, cui concede anima e corpo la Cailee Spaeny di Civil war, premiata proprio in questo caso con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile presso l’ottantesima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Dunque l’intenzione del lungometraggio è quello di far emergere – tra lungo corteggiamento e matrimonio turbolento – il lato nascosto del mito americano che infiammava il palco a suon di Heartbreak hotel e Jailhouse rock, qui interpretato da Jacob Elordi.
Una storia di sentimenti, sogni e fama che inizia all’interno di una base dell’esercito tedesco e prosegue nella splendida tenuta a Graceland; man mano che ad essere privilegiato non è l’aspetto musicale dell’insieme, bensì quello relativo a colui che per Priscilla è stato un amore travolgente, un alleato nella solitudine e un amico vulnerabile… oltre che un grande fedifrago.
Perché è chiaro che, con la nascita di Lisa Marie dietro l’angolo e personaggi di contorno quali il Joe di Dan Beirne e il parrucchiere Larry alias R Austin Ball, esperto di spiritualità, il principale obiettivo di Priscilla sia quello di cavalcare, camuffandosi dietro il look di un biopic, l’onda proto-femminista d’inizio terzo millennio, pronta sempre a snocciolare più o meno gratuitamente il termine “patriarcato”.
Ma, una volta ascoltate, tra le altre, le belle Crimson and clover di Tommy James & The Shondells e I will always love you di Dolly Parton, non rimane altro che uno spettacolo in fotogrammi decisamente fiacco e piatto, di conseguenza del tutto privo di capacità di coinvolgimento.