Nelle sale cinematografiche a partire dal 7 Marzo 2024, Un altro Ferragosto è il tardo sequel tramite cui il livornese Paolo Virzì riporta sul grande schermo, ventotto anni dopo, i personaggi del suo Ferie d’Agosto, vincitore del David di Donatello per il miglior film.
Lo scenario è ancora una volta quello di Ventotene e, mentre Silvio Vannucci torna nei panni di Mauro Santucci per organizzare una retrospettiva dei film di un cineasta autoriale, Andrea Carpenzano presta il volto ad Altiero, giovane imprenditore digitale che altro non è che il figlio di Cecilia alias Laura Morante e del giornalista Sandro Molino, invecchiato e non più in salute, nuovamente interpretato da Silvio Orlando.
La Sabry Mazzalupi che possiede però in questo caso i connotati di una Anna Ferraioli Ravel sì brava, ma la cui performance si rivela forse eccessivamente caricata e non spontaneamente da caratterista come, probabilmente, sarebbe invece stata quella della Vanessa Marini della pellicola del 1996.
La Vanessa Marini che vediamo soltanto in fugaci flashback, come anche i compianti Ennio Fantastichini e Piero Natoli, e che risulta dunque grande assente insieme alla Antonella Ponziani che fu Francesca; a differenza del Rocco Papaleo carabiniere, qui affiancato da Lele Vannoli, e di Gigio Alberti che torna a ricoprire il ruolo di Roberto, decisamente superfluo alla stessa maniera delle new entry Fabrizio Ciavoni ed Emanuela Fanelli: il primo nella parte di Fabio, figlio in sovrappeso della Marisa di Sabrina Ferilli, la seconda in quella della ex moglie di Cesare, Daniela, che, ad esclusione di un significativo monologo dolce-amaro presso l’arena estiva, appare tutt’altro che indispensabile.
La Sabrina Ferilli che strappa qualche risata accompagnata stavolta dall’ingegner Pierluigi Nardi Masciulli incarnato dall’altro nuovo arrivato Christian De Sica, che si concede anche un esilarante dialogo a base di equivoci riguardanti gli spinelli e che, appartenente a quella tipologia di commedia italiana cui Virzì e altri cineasti del Bel Paese hanno spesso guardato in maniera evidente con aria di disprezzo e superiorità, finisce paradossalmente per testimoniare proprio una certa ipocrisia, considerando che il regista pare rifiutò Antonello Fassari nel cast del capostipite perché proveniente dai set di Carlo Vanzina.
D’altra parte, se già il fiacco Ferie d’Agosto rientra tranquillamente tra i titoli più sopravvalutati di una Settima arte tricolore spalleggiata da un sistema e da una critica impegnati a porre da sempre l’ideologia politica d’appartenenza dell’operazione dinanzi alla sua effettiva validità artistica, Un altro Ferragosto ne rispecchia la medesima incapacità di coinvolgimento, fagocitato nel tritacarne di stereotipi a base di sinistroidi intellettuali che non vogliono essere definiti “radical chic” e destrorsi cafoni, omofobi e qui addirittura avvicinati dagli emissari di un nuovo potere chiaramente proto-Meloni.
Con una Luciana Mazzalupi alias Paola Tiziana Cruciani di cui quasi si dimentica la presenza e l’apice del patetismo raggiunto nelle visioni oniriche in bianco e nero riguardanti una combriccola di partigiani comprendenti un giovane Sandro Pertini, di cui è preda un Orlando dal nipotino “allievo” al seguito.
E l’atmosfera d’Agosto dove è? Non bastano due bagni in acqua e includere nella colonna sonora Tarzan boy dei Baltimora e Italo disco dei Kolors per enfatizzarla, come insegnano Il sorpasso e Sapore di mare, tanto per rimanere in tema di Risi e Vanzina… il quale è stato in grado di regalare scontri sociali in fotogrammi di sicuro più riusciti e piacevolmente divertenti, a cominciare da quello che in Vacanze di Natale vide protagonisti i Covelli e i Marchetti.