Nelle sale cinematografiche a partire dal 16 Novembre 2023, Mimì. Il principe delle tenebre si immerge in una Napoli decisamente dark e diversa da quella allegra delle tarantelle e dell’umorismo di Vincenzo Salemme e compagni di risata.
Sebbene lasci emergere ironia in più di un dialogo, infatti, per il suo primo lungometraggio da regista il nipote e figlio d’arte Brando De Sica decide di ambientare nel capoluogo campano una vicenda di vampiri strizzando chiaramente l’occhio nel titolo al Dracula, principe delle tenebre interpretato nel 1966 da Christopher Lee.
Del resto, non è certo il grande attore britannico scomparso nel 2015 a risultare assente nel corso di una conversazione all’interno di una videoteca che, riguardante le figure di Dracula e di Nosferatu, testimonia ulteriormente la volontà da parte del regista di concretizzare un autentico atto d’amore nei confronti del cinema dell’orrore.
Un atto d’amore che definisce “un film sull’importanza dei sogni e la fuga dalla realtà” e che vede il bravo Domenico Cuomo nei panni del giovane pizzaiolo Mimì, orfano e nato con i piedi deformi destinato ad incontrare un brutto giorno una ragazza convinta di essere una discendente del sopra menzionato conte incarnato per la prima volta sul grande schermo da Bela Lugosi: Carmilla, proprio come la protagonista dell’omonimo racconto scritto nel 1872 da Sheridan Le Fanu.
La Carmilla cui concede anima e corpo Sara Ciocca, rientrante nello stuolo di azzeccatissime facce coinvolte; insieme, tra gli altri, ai Giuseppe Brunetti e Dino Porzio cui spetta il lato giovanilistico-delinquenziale in chiave gotica dagli echi provenienti probabilmente da Ragazzi perduti di Joel Schumacher.
E, con da un lato il mondo cinico e violento e dall’altro Mimì e Carmilla destinati ad avvicinarsi sempre di più, è attraverso una lenta evoluzione narrativa che il buon De Sica costruisce la oltre ora e quaranta di visione che, sottotitolata nei momenti parlati in dialetto, conduce in maniera progressiva verso un’ultima mezz’ora in cui il respiro del genere in fotogrammi si fa sentire ancor di più, in mezzo a non indifferenti dosi di violenza e perfino immagini splatter.
Elementi mai tirati in ballo, però, gratuitamente; mentre, tra un’escursione all’interno di un orfanotrofio abbandonato e la Quei giorni insieme a te di Ornella Vanoni che, inserita nella colonna sonora in evidente omaggio a Non si sevizia un paperino di Lucio Fulci, non può fare a meno di colpire nel cuore ogni cinefilo amante del bis nostrano degno di tale classificazione, Mimì. Principe delle tenebre non nasconde affatto un forte metaforico retrogusto relativo alla diversità, all’emarginazione e alla ricerca di accettazione.
Rivelandosi un’originale favola nera capace – per merito anche dell’ottima miscela di toni caldi e freddi dispensata dalla fotografia di Andrea Arnone – di sfoggiare un look internazionale mantenendo, al contempo, uno spirito pienamente italiano… nonché uno dei più promettenti debutti dietro alla macchina da presa per lo stivale tricolore di questi anni Venti del XXI secolo.
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