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Nata per te: un (u)omo affidabile

Tratto dall’omonimo libro scritto da Luca Mercadante e Luca Trapanese, Nata per te – nelle sale cinematografiche a partire dal 5 Ottobre 2023 – intende ripercorrere l’odissea realmente vissuta dal secondo per poter ottenere l’affidamento della piccola Alba, bambina con sindrome di down.
Un caso che ha riempito non poche pagine di cronaca soprattutto perché Luca, single, è omosessuale, di conseguenza messo in coda ai rifiuti di affidamento di molte famiglie “tradizionali” prima di poter effettivamente essere preso in considerazione come padre adottivo di Alba.
Un Luca che possiede sul grande schermo i connotati di Pierluigi Gigante e che, appunto, vediamo alle prese con la vicenda riguardante la neonata, a quanto pare abbandonata in ospedale e per la quale il tribunale di Napoli sta cercando una famiglia.
Un Luca che, con un passato in seminario, apprendiamo essere cattolico, nonché mosso da sempre da un forte desiderio di paternità che lo porta, tra l’altro, a scontrarsi con la Livia Gianfelici interpretata da Barbora Bobulova, giudice che si occupa, appunto, degli affidi.
Una Bobulova facente parte di un ottimo cast che, oltre a Iaia Forte nei panni della madre del protagonista e alla vincitrice del David di Donatello Antonia Truppo in quelli dell’infermiera Nunzia, include anche Teresa Saponangelo nel ruolo dell’avvocata Teresa Ranieri.
Avvocata che, fermamente convinta del fatto che i diritti non vanno concessi ma sono acquisiti fin dalla nascita, segue proprio la richiesta di affido di Luca; di cui, tra l’altro, apprendiamo dettagli relativi al passato adolescenziale grazie a flashback inclusi nella narrazione.
Ma, uniti anche ai diversi passaggi riguardanti i personaggi gay frequentati dallo stesso, sono proprio questi a far finire erroneamente in secondo piano la faccenda riguardante l’adozione e, soprattutto, il rapporto tra Luca e Alba; tanto che Nata per te non fatica nell’assumere i connotati di un semplice pretesto per poter parlare in fotogrammi – ancora una volta e banalmente – di vita omosessuale.

Barbora Bobulova in una scena del film

Quindi, quella che è divenuta nota come la vicenda di un uomo e una bambina che hanno disperatamente bisogno l’uno dell’altra in un mondo non ancora pronto a vederli insieme riesce tutt’altro che a colpire nel cuore come ci si sarebbe aspettati.
Anche perché, se da un lato la regia del Fabio Mollo autore de Il sud è niente e Il padre d’Italia stritola il tutto in una soporifera narrazione da fiction televisiva, dall’altro nella freddezza imperante si avverte l’unica sensazione di tenerezza durante i titoli di coda, con le immagini dei veri Luca e Alba commentate dall’immensa Il mio canto libero di Lucio Battisti.

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