All’interno del suo sempre più ricco catalogo riguardante la celluloide di genere Mustang Entertainment (www.cgtv.it) include Flavia la monaca musulmana, datato 1974 e oggetto di non poche critiche ai tempi della propria uscita nelle sale cinematografiche a causa delle diverse situazioni di violenza esplicita che tira in ballo.
Da qui Gianfranco Mingozzi – in seguito regista, tra gli altri, de L’iniziazione con Serena Grandi e Il frullo del passero con Ornella Muti – costruisce una oltre ora e mezza di visione mostrando Flavia che, divenuta amante del capo di una flottiglia di soldati saraceni approdati sul litorale, concretizza la sua terribile rivalsa nei confronti dell’opprimente potere cristiano.
Quindi, Flavia la monaca musulmana è un lungometraggio che cavalca in un certo senso l’onda del cosiddetto filone nunsploitation, costituito da titoli a base di suore ed erotismo, ma che, in realtà, nonostante l’abbondanza di nudità femminili esposte vira maggiormente verso il dramma, costituendo quasi una sorta di trilogia insieme ai contemporanei Le scomunicate di San Valentino di Sergio Grieco e La badessa di Castro di Armando Crispino.
Lavori rispetto ai quali, però, nell’ispirarsi agli eventi occorsi durante l’invasione dei musulmani in Italia culminata in ciò che viene ricordato come il “Martirio degli 800 di Otranto”, si rivela decisamente più estremo, tanto da lasciar emergere un forte retrogusto horror.
Del resto, mentre la bella colonna sonora a firma del futuro premio Oscar Nicola Piovani riesce a suo modo a risultare perfino malinconica, non mancano efferatezze spazianti dalla vera castrazione di un cavallo all’immagine di una monaca che va ad infilarsi nella carcassa di una mucca, passando per impalamenti e l’impressionante tortura con ustione e successiva recisione di un capezzolo.
Una pellicola vietata ai minori di diciotto anni che, caratterizzata da apprezzabile cura per quanto riguarda costumi e scenografie, appare dunque piuttosto coraggiosa – soprattutto nella scelta di porsi dalla parte delle donne – se consideriamo l’epoca in cui venne realizzata.
Con una ricca sezione extra costituita da due trailer, dodici tagli censori del periodo in cui venne distribuita in sala e un documentario di diciotto minuti dove, oltre al Ciro Ippolito che – poi autore di Alien 2 sulla Terra e Arrapaho – appare in un piccolo ruolo per essere decapitato, prendono la parola i cineasti Bruno Mattei, Antonio Bonifacio e Joe d’Amato alias Aristide Massaccesi, l’attore Tony Askin e le attrici Eleonora Giorgi, Jenny Tamburi, Zora Kerowa e Jessica Moore (all’anagrafe Luciana Ottaviani).