In dichiarato omaggio a L’erba del vicino di Joe Dante, è con una tenera dichiarazione di futuro matrimonio tra due bambini che apre Rido perché ti amo, lungometraggio che avrebbe dovuto segnare il ritorno dietro la macchina da presa per Max Croci – regista di Poli opposti e La verità, vi spiego, sull’amore – se non fosse venuto prematuramente a mancare nel Novembre del 2018.
Ne consegue che, resosi conto del danno fatto, il primo tenta di riparare intraprendendo una serie di romantiche avventure per mantenere, di giorno in giorno, le promesse che aveva scritto in un quaderno ai tempi della scuola elementare.
Avventure in cui si ritrova affiancato dall’amico Ciro, gestore di videoteca incarnato dallo stesso Paolo Ruffini che, dopo Fuga di cervelli, Tutto molto bello e Ragazzaccio, firma anche la regia di Rido perché ti amo.
Una commedia sentimentale che non manca di infarcire di citazioni cinefile, tra una discussione sulla saga Star wars e la sequenza in cui Leopoldo, in mutande a bordo di una vespa, tende probabilmente a richiamare alla memoria il Massimo Boldi di Yuppies 2.
Una commedia sentimentale cui tenta di conferire una dimensione favolistica testimoniata anche dal fatto che si svolge quasi del tutto in una piazza dove si alternano svariati personaggi, dallo strambo cartolaio Cipriano interpretato da Greg (all’anagrafe Claudio Gregori) alla coppia di anziani baristi Ada e Valentino, impersonati da Lucia Guzzardi e da un Enzo Garinei alla sua ultima apparizione sullo schermo.
Ma, sebbene risultino lodevoli sia le intenzioni che determinate scelte tecniche tutt’altro che banali o disprezzabili (si pensi solo al lungo pianosequenza con conversazione tra Leopoldo e Amanda), Rido perché ti amo sembra paradossalmente rispecchiare proprio una delle affermazioni che vi troviamo all’interno: “Il cinema si forma su un difetto, come l’amore”.
Per il resto, tra un cameo per il Volfango De Biasi regista di Natale col boss e Una famiglia mostruosa e uno per la cantautrice Malika Ayane, il coinvolgimento manca e, in mezzo a pensieri sparsi atti a giocare la carta della poesia (viene anche osservato che nella vita non si scrive a matita ma a penna e che, quindi, non puoi più cancellare), la circa ora e quaranta di visione non si rivela altro che anarchica e confusa… oltre che non poco pretenziosa.
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