Con un’apertura all’insegna dell’azione in mezzo a nazisti, esplosioni e un treno lanciato a tutta velocità, affiancato dal collega Basil Shaw alias Toby Jones è un ringiovanito – grazie alla magia della CGI – Harrison Ford che ritroviamo immediatamente in scena in Indiana Jones e il Quadrante del destino, nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 28 Giugno 2023.
Un marchingegno che si presume abbia il potere di individuare fenditure nel tempo e che venne affidato ad Indy proprio dal già citato Basil, padre della ragazza; la quale non immagina che, con un piano terrificante che potrebbe cambiare il corso della storia del mondo, ne sia alla sua ricerca Jürgen Voller, ovvero Mads Mikkelsen, ex nazista ora lavorante come fisico nel programma spaziale statunitense.
E, se da un lato, un po’ sulla falsariga del Ke Huy Quan/Shorty di Indiana Jones e il tempio maledetto, ai due protagonisti si aggiunge il piccolo Teddy dal volto di Ethann Isidore, dall’altro John Rhys-Davies torna a vestire i panni del Sallah che avevamo visto ne I predatori dell’arca perduta e Indiana Jones e l’ultima crociata.
Mentre apprendiamo anche cosa è stato della storia d’amore tra Indiana Jones e la Marion di Karen Allen e che fine ha fatto il figlio presentato nel capitolo precedente; rispetto al quale, nonostante la mancanza dell’autore di E.T. – L’extraterrestre e Schindler’s list – La lista di Schindler dietro la macchina da presa, questo Indiana Jones e il Quadrante del destino – che lo vede coinvolto soltanto in qualità di produttore esecutivo – risulta maggiormente riuscito.
Del resto, il nuovo arrivato James Mangold non rientra certo tra i peggiori esponenti della Settima arte a stelle strisce del XXI secolo, essendo un valido mestierante che ha saputo regalarci, tra gli altri, l’ottimo horror thriller Identità e due dei migliori cinecomic di sempre: Wolverine – L’immortale e Logan – The Wolverine.
Quindi, coadiuvato dagli inconfondibili temi musicali di John Williams, tenta di rievocare il look e le atmosfere tipiche delle imprese jonesiane in oltre due ore e mezza di visione che, tirando in ballo anche Antonio Banderas nel ruolo del marinaio Renaldo, spaziano da una fuga a cavallo sui binari della metropolitana ad un lungo e serrato inseguimento sulle strade di Tangeri; prima che si approdi ad Atene e, successivamente, a Siracusa.
Senza dimenticare di aggiungere le anguille alla fastidiosa fauna tipica del franchise, che negli anni è stato tempestato di ragni, ratti, formiche giganti e insetti e lombrichi assortiti (questi ultimi presenti anche qui).
Man mano che viene osservato che non è ciò in cui credi quello che importa ma con quanta forza lo fai e che, comunque, al di là dei risvolti fantascientifici per proseguire probabilmente la strada intrapresa dal quarto film della saga, dal punto di vista dell’impatto visivo ed emozionale le sequenze adrenaliniche non appaiono poi diverse o più originali di quelle proposte nei tre tasselli degli anni Ottanta privi di effettistica digitale.
Un aspetto che da una parte dovrebbe spingerci a riflettere su quanto talentuosi fossero i tecnici e le maestranze del’epoca nel lavorare su materiale concreto, dall’altra ci lascia comunque apprezzare Indiana Jones e il Quadrante del destino come un onesto e, a suo modo, nostalgico omaggio mirato a farci salutare dignitosamente – seppur tenendoci lontani dai grossi entusiasmi – uno degli avventurieri più famosi della storia di Hollywood avvicinandovi, al contempo, le nuove generazioni di spettatori.
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