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Last Words, la fine del mondo di Jonathan Nossiter

Last Words è una pellicola del 2020 che giunge solo ora in modo organico grazie alla distribuzione di Cineteca Bologna, sul grande schermo. Una pellicola segnata dal destino con il fatto di avere fatto parte dell’edizione del 2020 di Cannes, quella segnata dalla pandemia, e paradossalmente parlando proprio della fine del mondo dovuto all’incuria dell’uomo, che la storia ci racconta aver contribuito con lo sviluppo di virus distruttivi che ormai reso sterile l’ambiente. Siamo nel 2086 la fine del mondo sta arrivando, l’ultimo uomo sulla Terra vuole raccontare la sua storia per tentare di tramandarla. La pellicola ci mostra una Terra completamente devastata, le città ridotte a ruderi con pochi uomini e donne ridotti ormai a riti ancestrali, a contendersi le quasi inesistenti risorse e animali prossimi all’estinzione circondati da un mare avvelenato. Dopo le fugaci apparizioni ai festival finalmente la pellicola del regista americano Jonathan Nossiter, ma ormai italiano di adozione, con un cast a dir poco stellare formato da Charlotte Rampling, un incredibile Nick Nolte, Stellan Skarsgaard, Alba Rohrwacher, Silvia Calderoni e, per la prima volta sullo schermo, Kalipha Touray, quest’ultimo attore non professionista, ma anzi un rifugiato gambiano, protagonista della storia.
La pellicola è una coproduzione italo-francese, girato in gran parte in Italia al Parco Archeologico Paestum e la Bologna sotterranea. Una fine del mondo in arrivo a cui si lega anche il messaggio che ci vuole trasmettere il regista attraverso la riscoperta del cinema con l’incontro tra il giovane africano e Nick Nolte, che veste i panni di un ex regista di altri tempi. Nei fatti la storia porta il giovane africano protagonista da una Parigi distrutta, dove perde la sorella incinta, uccisa da un gruppo di bambini… fino a Bologna dove Nick Nolte gli mostrerà l’antica magia del cinema, attraverso pellicole e proiettori ancora funzionanti. La curiosa coppia con il loro carico di bobine e proiettori giunge fino alle rovine di Paestum, dove tra gli antichi templi greci entreranno a far parte di una piccola comunità che cerca di sopravvivere in quel luogo. E sarà proprio guardando vecchie pellicole durante la notte che la comunità ritroverà una parte di gioia e umanità. Grazie alla riparazione di una cinepresa in seguito verranno immortalate, come nei vecchi filmini amatoriali, le immagini dell’attività della comunità. Il messaggio di Nossiter si lega al cinema, alla forza delle immagini che lasciano una testimonianza, ma seppur velato da questa speranza la fine del mondo è decisamente inevitabile.
Un film necessario e realizzato con poche risorse, dove gli attori hanno recitato con un compenso sindacale, perché sinceramente convinti del messaggio che vuole inviare Nossiter al pubblico. Messaggio che non è solo quello di cercare di fermare la fine del mondo, che con cambiamento climatico in atto e qualche guerra sembra davvero dietro l’angolo, ma un messaggio legato proprio al mezzo cinematografico. Da questo punto di vista la performance di Nolte e del resto del cast sottolinea più che mai la necessità dell’arte cinematografica di qualcuno che la conservi, ma anche della necessità di essere fruita e in qualche modo trasmessa ai posteri. La speranza è che nell’ormai non troppo lontano 2086 questa pellicola resti solo un film, e che la sua profezia non si realizzi, ma ne consigliamo decisamente la visione al grande pubblico.

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