Se, diretto da Travis Knight, nel 2018 Bumblebee ci aveva catapultati negli anni Ottanta per raccontare le origini della Chevy Camaro gialla che avevamo conosciuto in Transformers e fornire, dunque, un prequel alla pentalogia firmata da Michael Bay ispirandosi ai giocattoli trasformabili venduti all’americana Hasbro dalla giapponese Takara, in questo settimo tassello del franchise ci si sposta al decennio successivo.
Due sconosciuti destinati a finire coinvolti nella lotta tra gli Autobot e una nuova generazione di trasformabili, in quanto le oltre due ore di visione in questione sono in questo caso principalmente influenzate dal cartone animato Rombi di tuono e cieli di fuoco per i Biocombat, basata sull’omonima linea di action figure Transformers.
Autobot, quindi, affiancati contro i Predacon dai Maximal, dei quali il primo che vediamo in scena è il gorillesco Optimus Primal, per fronteggiare la minacciosa avanzata di Unicron, nient’altro che incarnazione fisica del male stesso.
L’Unicron che divora pianeti per sopravvivere e che cercano di contrastare, tra gli altri, la Airazor dai connotati di falco pellegrino e il ghepardiano Cheetor.
Al servizio di un esile plot che non funge altro che da pretesto per consentire all’operazione di introdurre nella fanta-serie nuovi personaggi umani e non.
Personaggi umani che, come vuole la tendenza hollywoodiana politically correct d’inizio terzo millennio, risultano essere quasi tutti di colore, senza pesare troppo sul risultato finale come pure le ormai immancabili, gratuite allusioni di taglio omosessuale (si pensi al momento in cui il Porsche Mirage dice al protagonista “Sei stato dentro di me”).
Al di là di ciò, però, tra lunghi inseguimenti su quattro ruote e alta spettacolarità a suon di onnipresente azione infarcita di consueti, elaborati effetti digitali, Transformers – Il risveglio mantiene la propria promessa di intrattenere a dovere lo spettatore evitando sempre di annoiarlo; fino ad un’ultima situazione posta nel mezzo dei titoli di coda.
E, se da un lato ribadisce in maniera evidente che l’unione fa la forza, dall’altro lascia tranquillamente avvertire, tra le splendide immagini, un messaggio relativo al fatto che, sebbene l’intelligenza artificiale tenda sempre più a progredire, le macchine non potranno mai fare a meno dell’intervento dell’uomo… suggerendo oltretutto un probabile futuro cross over con un’altra popolare saga blockbuster.
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