La soggettiva in apertura rimanda immediatamente a quella che introdusse nel 1981 La casa, il capolavoro dello splatter che rese subito maestro del genere l’allora regista esordiente Sam Raimi, poi autore anche dei sequel La casa 2 e L’armata delle tenebre.
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Con un prologo già a base di sangue e una calotta cranica strappata via anticipando lo spostamento ad un giorno prima, infatti, il film diretto dal Lee Cronin cui dobbiamo Hole – L’abisso si presenta chiaramente in qualità di operazione in fotogrammi atta a prendere soltanto gli ingredienti principali del mito cinematografico raimiano per sfruttarli in un contesto tutto nuovo.
Dunque, niente più fatiscente chalet tra i boschi, bensì un condominio dove, in seguito al casuale ritrovamento del famigerato libro esoterico e di registrazioni su disco che ne scandiscono alcuni diabolicamente pericolosi passaggi, il male finisce per essere scatenato all’interno dell’appartamento in cui si trovano una madre tatuatrice interpretata da Alyssa Sutherland, i suoi tre figli e la sorella con la quale sta cercando di riavvicinarsi, ovvero Lily Sullivan.
Uno scenario urbano che, però, ricordando più o meno vagamente l’ambientazione di Dèmoni 2… L’incubo ritorna di Lamberto Bava, confina del tutto al chiuso il massacro destinato a prendere forma una volta che la consueta maledizione trasforma in demoniaci creature proto-zombi i malcapitati di turno.
Un massacro che, una volta riservato il tempo necessario alla presentazione dei diversi personaggi, si consuma tra vetri masticati, forbici conficcate nel naso, bulbi oculari svolazzanti e perfino una cascata di liquido rosso mirata chiaramente ad rievocare l’analoga sequenza mitica vista nello Shining di Stanley Kubrick.
E, con l’emoglobina che scorre ovviamente a fiumi, La casa – Il risveglio del male si rivela di conseguenza un velocissimo e macabramente divertente spettacolo capace di lasciare soddisfatto sia il pubblico abituato all’horror a base di effettistica da prostetica e trucchi manuali che le giovani generazioni “tossiche” di CGI… pur senza possedere l’ironia e un minimo della capacità dei tre tasselli di partenza di regalare frasi e momenti cult già ai tempi dell’uscita su grande schermo.
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