L’idea per 2028 – La ragazza trovata nella spazzatura, nelle sale cinematografiche italiane – soltanto in versione originale sottotitolata – a partire dal 23 Marzo 2023, pare sia nata quando, durante un viaggio a Bangkok, la protagonista Dagmara Brodziak si è imbattuta su YouTube in un video mostrante un uomo daltonico che vedeva per la prima volta i colori grazie a degli occhiali speciali. Insieme al regista e co-sceneggiatore Michal Krzywicki si sono chiesti cosa si proverebbe nel perdere i propri sensi e se la nostra identità rimarrebbe ancora la stessa nel caso in cui non potessimo percepire il mondo attorno a noi.
Ragazza cui concede anima e corpo la citata Brodziak e che, anima gentile intenzionata a riscoprire la bellezza dell’umanità come fosse una bambina, non ricorda nulla del suo passato.
E, anche se nello svolgimento della oltre ora e mezza di visione viene citato verbalmente il K-Pax interpretato nel 2001 da Kevin Spacey sotto la regia di Iain Softley, è indubbiamente il super classico della fantascienza Blade runner ad essere richiamato alla memoria da determinate scelte cromatiche che caratterizzano la cupa atmosfera da incubo futuristico che permea parte di 2028 – La ragazza trovata nella spazzatura.
Soltanto una parte, appunto, perché poi il film assume presto un look visivo maggiormente consono alla realtà quotidiana, lontana dalle variopinte fantasie da schermo; man mano che si concretizza in una vicenda atta a ricordare che bisogna lottare per le cose importanti anche quando ci si trova in un mondo buio, difficile e terribile, spingendo lo spettatore a chiedersi quanto sia facile incolpare gli altri e dimenticarsi della propria umanità nel momento in cui ci si sente spalleggiati da chi governa.
Il tutto, però, sebbene infarcito di affascinanti intuizioni come quella del bruco e la farfalla utilizzate per simboleggiare la libertà, nel raccontare una romantica storia d’amore alla fine dell’Europa non fatica a risultare decisamente lento ed eccessivamente pretenzioso.
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