Stranizza d’amuri è il film che segna l’esordio dietro la macchina da presa per Giuseppe Fiorello, dopo il successo come attore e sceneggiatore in tante fiction e film di successo. La vicenda è ambientata in Sicilia nell’estate del 1982, quando tutta l’Italia è presa dai mondiali di calcio in Spagna, dove le imprese degli azzurri, trascinati da Paolo Rossi, si preparano a conquistare la terza coppa del mondo. Il film è dedicato a Giorgio e Antonio, i due ragazzi che si amavano uccisi a Giarre (Catania).
Nel cast troviamo anche Manuel Bono, un artista a 360 gradi che spazia dalla recitazione, alla musica (ambito in cui si fa chiamare Manuboh) al ballo, che interpreta il giovane bullo chiamato Sucabenzina. «Mi sono dovuto impegnare molto per creare un personaggio odioso, con una risatina fastidiosa – racconta il giovane attore – quanto di più distante da come invece sono io e da come mi rapporto con gli altri».
Conoscevi la storia di Giorgio e Antonio uccisi a Giarre nel 1980, che ha ispirato il film “Stranizza d’amuri”?
«Non conoscevo prima di questo film questo duplice omicidio avvenuto negli anni 80. L’averlo scoperto attraverso la sceneggiatura mi ha fatto riflettere su quanta cattiveria ci può essere anche in un paese dove tutti si conoscevano e magari si fidavano l’uno dell’altro, e hanno ritenuto giusto condannare a morte due ragazzi che volevano solo vivere liberamente il loro amore. Oggi fortunatamente i tempi sono cambiati, ma ancora tanta strada si dovrà fare per la piena libertà e tutela della dignità umana».
Che cos’è per te l’arte della recitazione e quando hai deciso di diventare un attore?
«Recitare è sempre stato parte della mia vita, perché ho calcato il primo palco in uno spettacolo teatrale con il ruolo di protagonista a soli 10 anni. Quindi non è stata una decisione presa un giorno della mia vita, ma un percorso che mi sta portando delle esperienze bellissime, come quelle che ho vissuto in questo film “Stranizza d’amuri».
Come concili recitazione e musica e cosa è per te la musica?
«Le due arti hanno tempi e modalità differenti che si avvicinano molto tra di loro, perché anche nella musica sono parte attiva in quanto compongo i miei testi, per cui, come nella recitazione, anche nella musica metto sempre qualcosa di me. Mi piace stare in un set così quanto mi piace stare in sala di registrazione… sono due mondi che si incontrano: la musica con i videoclip e il cinema con le colonne sonore…».