Prima ancora che, sulle note della Holding out for a hero di Bonnie Tyler, a metà strada tra l’incipit del kinghiano Brivido e quello del quinto Final destination si consumi la spettacolare sequenza del crollo di un ponte, sono le Hespera e Kalypso rispettivamente interpretate da Helen Mirren e Lucy Liu a fare il loro immediato ingresso in scena in Shazam! – Furia degli dei, nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 16 Marzo 2023.
Il David F. Sandberg che, complice il potere del caos, che permette alle antiche divinità in questione di entrare nella mente umana per mandarla in frantumi, manifesta ancor di più, rispetto al film precedente, la propria provenienza dall’horror; mentre reintroduce l’ora quasi maggiorenne Billy Batson incarnato da Asher Angel e in grado di trasformarsi nell’adulto supereroe suggerito dal titolo.
Supereroe dai connotati di Zachary Levi e che, in possesso della saggezza di Salomone, della forza di Hercules, della resistenza del citato Atlante, del potere di Zeus, dell’abilità di combattimento di Achille e della velocità di Mercurio, nacque nel 1940 sulle pagine dei DC Comics, curiosamente con l’iniziale nome di Capitan Marvel.
Qui impegnato nuovamente a fornire l’indispensabile dose di ironia già a partire dalla conversazione con un pediatra confuso per uno psichiatra; man mano che, affiancato dalla sua squadra di amici dai poteri straordinari, lascia stavolta maggiore spazio al Freddy Freeman di Dylan Grazer, il quale diventa il Super Hero Freddy di Adam Brody nell’esclamare “Shazam!”, come concesso a lui e agli altri dall’anziano Wizard dalle fattezze di Djimon Hounsou.
E, tra omaggi cinefili rappresentati da magliette riportanti classici degli anni Ottanta quali I Goonies e Gremlins e un breve discorso sulla famiglia legato al franchise action Fast and furious, da cui proviene proprio la sopra menzionata Mirren, cosa offre, quindi, di nuovo questo Shazam! – Furia degli dei?
Un cinecomic immerso come di consueto nel fracassone tripudio di effettistica digitale concepita grazie al solito alto budget a disposizione e la cui fattura tecnico-artistica non è certo bocciabile, ma che si riduce (e non è solo il suo caso) a riproporre situazioni e tematiche sfruttate in molte occasioni da grande schermo d’intrattenimento che lo hanno preceduto; dall’immancabile, colossale distruzione della città con drago in agguato alla morale sull’importanza del sacrificio per la salvezza del prossimo (rimanendo in ambito di fumetti in fotogrammi, il Superman di Christopher Reeve ce lo aveva dimostrato addirittura nel 1978).
Per non parlare del prevedibilissimo intervento dello svolazzante protagonista ogni volta che qualcuno cade pericolosamente nel vuoto… fino ai titoli di coda accompagnati da A little less conversation di Elvis Presley e durante e dopo i quali sono presenti ultime due sorprese. Solo per completasti dei superhero movie e profani del genere.
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