Dopo il successo strepitoso di Lalaland nel 2016, il giovane regista Damièn Chazelle torna sul grande schermo con una nuova opera cinematografica dal titolo Babylon. Il lungometraggio prodotto da Paramount Pictures e distribuito da Eagle Pictures, uscirà il 19 gennaio in Italia con un cast esplosivo formato da: Margot Robbie; Diego Calva; Brad Pitt; Tobey Maguire e Li Jun Li.
La giovane Nellie LaRoy interpretata da Margot Robbie, arriva a Hollywood negli anni di passaggio dal cinema muto al sonoro (1920-1930) sognando di diventare una grande attrice e con lei c’è anche il suo giovane amico Manuel Torres interpretato da Diego Calva, che sogna di diventare un regista di successo.
I due entreranno a far parte del mercato Hollywoodiano lavorando nei set cinematografici e grazie a conoscenze importanti come quella di Jack Conrad (Brad Pitt) riusciranno a realizzare i loro sogni sul grande schermo. Nellie e Manuel diventano i protagonisti di un mondo fatto di eccessi, di droghe, di alcool, di sperpero di denaro, di abusi e violenze facendosi trasportare in questo loop malsano per l’intero corso della narrazione.
È necessario affermare che Babylon si configura prima di tutto come un inno al cinema in quanto pura arte salvifica, ma è anche la rappresentazione di come la settima arte possa essere crudele e mietere vittime. I personaggi più fragili e delicati diventano così delle pedine di un gioco crudele nel quale rimangono imprigionati senza alcuna via di uscita. Babylon inoltre mette in luce la grande trasformazione che il cinema subisce col passaggio dal muto al sonoro, che cambia tutte le regole tecniche e interpretative utilizzate fino a quel momento. Chazelle mostra allo spettatore come pellicole come il cantante di Jazz (1927) o Singin in the rain (1952) abbiano mutato per sempre l’assetto cinematografico e il modo stesso di fare film. Per questo motivo Babylon presuppone un tipo di spettatore colto in campo cinematografico e che abbia le giuste basi di studio per muoversi in una pellicola autoriflessiva, ricca di citazionismi e che spesso risulta essere criptica e misteriosa. Ma Babylon non è solo questo… è un tripudio di colori, di luci, di musiche, di suoni e di tecnicismi estetici che rendono il film maestoso e consacrano il giovane regista Premio Oscar in maniera definitiva, inserendolo nella schiera dei grandi direttori cinematografici.
Babylon è il film degli eccessi, dell’ingordigia estetica e interpretativa, della follia artistica, è una pellicola che a tratti può risultare persino fastidiosa per la sua eccessiva lunghezza, per il suo essere così estremamente fuori le righe e per la sua natura allucinatoria. La sua forza è nelle immagini, nella musica jazz che scandisce i ritmi di una storia dai tratti surreali e poetici e nella scrittura innovativa e rivoluzionaria che pone al centro di tutto il cinema, arte suprema ed eccelsa.
Gli attori hanno tutti uno spessore emotivo di grande levatura, in particolare l’attrice protagonista Margot Robbie che esegue una recitazione molto fisica e carnale che si inserisce alla perfezione nel contesto filmico. Infine si può affermare che Babylon è un’opera che abbraccia più generi e in quasi tre ore e trenta di film, cambia spesso tono passando dal comico, al grottesco fino a raggiungere un tono drammatico caratterizzato da un forte patos emotivo. Babylon non è solamente un’opera cinematografica e artistica imperdibile, ma è anche un viaggio dentro noi stessi, un’esperienza visiva, emotiva e psicologica che accompagna lo spettatore dalla prima all’ultima scena.
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