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Whitney – Una voce diventata leggenda: cantante per Kasi

Whitney: Una Voce Diventata Leggenda

Prima che ci si sposti nel New Jersey del 1983, è fugacemente durante gli American Music Words del 1994 che apre Whitney – Una voce diventata leggenda, nelle sale cinematografiche a partire dal 22 Dicembre 2022.
Pester del film "Whitney: Una Voce Diventata Leggenda"Un biopic che, come il titolo lascia intuire, mira a ripercorrere vita e carriera di Whitney Houston, prematuramente scomparsa nel 2012 e rimasta ancora oggi la cantante più premiata della storia.
Una Whitney Houston la cui madre Cissy – anch’ella artista canora e incarnata nella finzione da Tamara Tunie – scopriamo essere convinta che ogni canzone è una storia e che il grande canto viene da tre parti: la testa, il cuore e la pancia.
Una Whitney Houston che, in possesso dei connotati di Naomi Ackie, seguiamo sia nel suo rapporto molto intimo con l’amica Robyn Crawford alias Nafessa Williams che in quello con l’ingombrante padre manager John, ovvero Clarke Peters.
Mentre, tra un’esecuzione di Greatest love of all e una della mitica I wanna dance with somebody, apprendiamo anche essere stata oggetto di critiche perché la sua musica non era abbastanza nera.
Man mano che, se da un lato Stanley Tucci si rivela come di consueto ottimo nei panni del discografico Clive Davis, dall’altro le quasi due ore e mezza di visione risultano reggersi in maniera quasi esclusiva sulla lodevole performance della protagonista.
Perché, mentre abbiamo anche il concerto per Nelson Mandela e, ovviamente, non viene dimenticata la parentesi relativa alla storica I will always love you di Dolly Parton riletta per il lungometraggio Guardia del corpo interpretato dalla stessa Houston al fianco di Kevin Costner, ad apparire tutt’altro che in grado di conquistare il pubblico sono proprio i momenti delle esibizioni vocali (salviamo solo quella che chiude il film).

Naomi Ackie in una scena del film

Momenti tirati via in maniera decisamente frettolosa rappresentando, di conseguenza, un difetto di non poco conto se consideriamo che Whitney – Una voce diventata leggenda intende rientrare nella categoria delle biografie musicali da grande schermo.
Ed è inoltre curioso constatare come, nel concretizzare quello che altro non sembra che un ritratto a suo modo vittimista di una popolare figura piuttosto discutibile e viziata che qui non esce davvero simpatica, la regista Kasi Lemmons – cui dobbiamo, tra gli altri, La baia di Eva e Crime shades – eviti di tirare in ballo proprio uno degli aspetti più noti: gli episodi di violenza domestica attuati dal marito Bobby Brown Ashton Sanders.
Dinanzi ad un’operazione decisamente dilatata oltremisura e caratterizzata da una piuttosto piatta regia di taglio televisivo anni Novanta, allora, a rimanere soddisfatti potrebbero forse rimanere soltanto i fan irriducibili houstoniani.

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