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The Fabelmans: c’era una volta Steven Spielberg

Nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 22 Dicembre 2022, The Fabelmans è un racconto di formazione riguardante un ragazzo in cerca del suo posto nel mondo. Ma non un bambino qualsiasi, in quanto il Sammy Fabelman degli anni Sessanta interpretato da Gabriel LaBelle altro non è che l’incarnazione su grande schermo di colui che si trova qui dietro la macchina da presa: il vincitore del premio Oscar Steven Spielberg.
Del resto, l’autore di E.T. – L’extraterrestre e Lo squalo afferma: «Quando un regista dirige un film, anche se è basato sulla sceneggiatura di qualcun altro, riversa, volente o nolente, il proprio vissuto nella storia. E in questo caso The Fabelmans non è neanche una metafora, perché attinge direttamente ai ricordi».
Quindi, il giovane Sammy porta inevitabilmente avanti una forte passione nei confronti della Settima arte, supportato anche dalla madre Mitzi dal volto di una brava Michelle Williams; mentre il padre Burt, uomo di scienza cui concede anima e corpo il mai disprezzabile Paul Dano, pur non opponendosi alle aspirazioni del figlio le considera alla stregua di un hobby.
E, con una colonna sonora trasudante hit sempreverdi spazianti da Da doo ron ron delle Crystals a Limbo rock di Chubby Checker, passando per Goodbye cruel world di James Darren e He’s so fine delle Chiffons, le circa due ore e mezza di visione ci accompagnano nell’adolescenza del protagonista; in mezzo a bullismo tra i banchi di scuola e una scoperta che, riguardante i propri genitori, finisce per cambiare per sempre il suo futuro e quello della sua famiglia.
Ma, tra un prozio Boris nei cui panni troviamo Judd Hirsch e un ottimo Seth Rogen calato nel ruolo di Benny Loewy, migliore amico di Burt Fabelman, l’elemento accattivante dell’insieme non può fare a meno di essere rappresentato dalla messa in scena della realizzazione dei vari filmati amatoriali che Sammy gira coinvolgendo conoscenti e sua sorella in qualità di attori.
Filmati principalmente di genere western e bellico che, con tanto di foratura della pellicola per simulare in maniera ingegnosa gli spari (lezione di cui Peter Jackson ha sicuramente fatto tesoro per concepire il proprio esordio Bad taste – Fuori di testa), lasciano tranquillamente intravedere i semi di determinate fatiche spielberghiane, da Indiana Jones e l’ultima crociata a Salvate il soldato Ryan.
Perché, commedia abilmente bilanciata col dramma, The Fabelmans intende prima di tutto essere, in maniera evidente, un autentico atto d’amore rivolto al magico universo della celluloide.

Monica Sherwood (Chloe East) e Sammy Fabelman (Gabriel LaBelle) in una scena del film

Un atto d’amore che, non privo di divertenti situazioni come quella dell’incontro con la ragazza grottescamente amante della figura di Gesù, risulta quasi difficile capire quale tipologia di spettatore può conquistare.
Mentre ribadisce anche che il senso di colpa è un’emozione sprecata e che, scorrevole e piacevole ma senza rivelarsi il capolavoro di cui tanta critica ha parlato fin dalla sua proiezione presso la Festa del cinema di Roma 2022, individua indubbiamente il proprio maggiore pregio nella capacità di conferire l’impressione di trovarci – grazie alla splendida fotografia di Janusz Kaminski – dinanzi ad uno di quei bei film girati in Technicolor a metà XX secolo… fino all’esilarante discorso riguardante l’orizzonte sfoderato da un David Lynch preso ad impersonare uno dei più grandi maestri delle immagini in movimento.

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