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“Avatar: La via dell’acqua”, l’impresa titanica di James Cameron

Avatar: La via dell’acqua, dopo tredici anni James Cameron torna a Pandora con un progetto ambizioso, una serie di film in via di completamento, e con il primo appena arrivato, un vero e proprio sequel.
Ripartire in un mondo post-pandemico, ma in guerra con una pellicola di oltre tre ore, con un 3D abbandonato da tutti che trova solo un perché nella saga di Avatar, con lo sforzo ora della 20th Century Studios (ex Fox), di proprietà Disney, dopo aver preso possesso di tutto o quasi.
Appare anche logico che Pandora venga in un certo senso in questa seconda pellicola nuovamente rioccupato dai terrestri, che hanno ormai quasi del tutto ridotto ad un deserto il patrio pianeta e pianificano di emigrare su Pandora, ristabilendo delle teste di ponti coloniali e militari.
Parte da qui la storia , anzi le nuove storie che vedremo ambientarsi sul pianeta, sostenuta da performance motion capture incredibili con effetti speciali che sfiorano ormai la perfezione che vedono la Weta in primis ed altre case, con effetti che fanno sembrare gli attori in carne ed ossa quasi irreali, una tecnologia da apprezzare decisamente sul grande schermo con nuovi occhiali 3D che ormai non rubano più luminosità, con una scelta di frame a 48fps invece di quelli percepiti dall’occhio umano di 24.
Cameron si pone alla testa delle nuove innovazioni tecnologiche che un giorno magari verranno applicate pure sui cinepanettoni nostrani e che sono in grado di riportarci attori e attrici immersi in un oceano ricco di creature incredibili.
Avatar: La via dell’acqua si propone come una vera esperienza cinematografica da vivere, e come la sua prima pellicola difetta solo nella semplicità della storia, che riprende duelli tra buono e cattivo già visti, ma con la variante “Avatar”, esplora il concetto di famiglia e teen-agers ma sempre nell’ambito U.S.A., dove ci sono i bulli anche tra i Na’vi.
La storia scritta da James Cameron, Rick Jaffa e Amanda Silver,  sceglie la famiglia di Jake Sully e i suoi figli in fuga dal nuovo assalto umano che si rifugiano sulle numerose isole del pianeta Pandora, in un ambiente marino dove scopriamo, ma in realtà già la sappiamo, tutto è collegato con la natura del pianeta. Si passa dal tema ecologico di montagne a quell’oceano, elemento che Cameron ama, il risultato finale della pellicola è uno spettacolo per i sensi di oltre tre ore.
Resta da segnalare la storia come sempre debole o forse troppo prevedibile, ma sinceramente nessuno potrà sfuggire al fascino di Pandora che va goduto assolutamente in sala.
Il vero miracolo di Cameron sarà quello di riportare le abitudini casalinghe delle famiglie legate allo streaming, al film di Natale in sala, con buona pace dei nostri cinepanettoni.

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