Un Mercoledì 7 Dicembre 2022 di cibo e cinema alla quarta edizione del Bloody Festival Roma, dedicato all’horror in fotogrammi.
Nella splendida cornice di Borgo Ripa, infatti, in compagnia di alcuni dei più importanti chef della scena culinaria italiana e delle loro prelibatezze da gustare il pubblico della kermesse e la stampa hanno potuto assistere ad un talk – moderato dalla golosa narratrice di racconti di cibo Valentina Vitale – cui, tra l’altro, ha preso parte anche l’avvocato Mario Pecoraro mostrando un macabro estratto audiovisivo proveniente da Hostel: Part 2 di Eli Roth e commentando: «Questa è una saga in cui gente paga qualcuno per assoldare persone che verranno poi torturate fino alla morte. Quindi c’è un desiderio che viene espresso in una maniera massima, con una moralità messa totalmente da parte. La logica che mi ha sempre incuriosito è il dominio di un uomo su un altro uomo, è un lato oscuro che probabilmente si trova dentro di noi e che il genere horror tira fuori. E una dinamica di questo tipo è l’essere umano che diventa cibo per un altro. Vorrei citare anche Midsommar – Il villaggio dei dannati, in cui vengono addirittura preparati tortini, in uno dei quali, oltre alla carne umana, finisce un pelo pubico femminile».
Ma, mentre si è osservato anche che siamo noi la causa dell’effetto che produciamo e che, citando Hannibal Lecter de Il silenzio degli innocenti, non esiste cibo che non venga abbinato ad un vino, non si è parlato soltanto di celluloide della paura.
Sebbene siano stati tirati in ballo, inoltre, i recenti Bones and all di Luca Guadagnino e Triangle of sadness di Ruben Östlund, infatti, Massimo Riccioli del ristorante La Rosetta, per il quale è fondamentale il piacere di dare piacere, ha parlato del cibo come strumento di vendetta prendendo a riferimento Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante di Peter Greenaway. Decisamente più romantico Massimo Capretta del ristorante Arca, il quale, ponendo all’attenzione dei presenti Délicieux – L’amore è servito di Ĕric Besnard, non solo ha ricordato ironicamente che la gente lo “accusava” di dare cibo per cani quando trent’anni fa parlava di macrobiotica, ma ha anche rivelato di come subisca il fascino della storia del primo ristorante esistito, di ciò che usava uno chef per cucinare nel 1500.
Big night di Stanley Tucci è invece il film in cui si rispecchia molto Angelo Troiani, chef una stella Michelin del ristorante Il Convivio, che ha appunto raccontato: «Nel lungometraggio abbiamo tre fratelli, mentre io ne ho uno solo, ma quella che viene inscenata sembra proprio la nostra storia, come se ci avessero registrato, perché vi ho trovato le medesime dinamiche. La cucina, comunque, si divide in quella di cuore e quella di cervello. Quella di oggi è molto tecnica, quindi di cervello».
«Umami è un sapore scoperto dai giapponesi e mi ricorda l’infanzia. Per me è molto importante mischiare tanti sapori perché esce un umami sempre più forte», ha detto infine lo chef Koji del ristorante Nakai, il quale, ricordando i nonni che erano ristoratori a Kyoto, ha fatto proiettare una clip di Mangiare bere uomo donna di Ang Lee. Un titolo, quello di Lee, su cui ha aggiunto qualche parola il critico cinematografico Federico Pontiggia: «Questo è un film che ha fatto un grandissimo servizio al mangiare e al bere, in esso il sesso è funzionale al cibo». Lo stesso Pontiggia che ha avuto anche modo di far visionare un momento de Il pranzo di Babette di Gabriel Axel e che ha specificato come il classico del grottesco La grande abbuffata di Marco Ferreri sia un film in cui attraverso il cibo si dà la morte.
Del resto, siamo al Bloody Festival Roma!