The Woman King diretto da Gina Prince-Bythewood, basato su una vera storia, non è il solito film del ritorno della forza africana, o delle loro donne: restituisce alla storia dell’Africa una storia vera, quella del Regno del Dahomey inizio XIX secolo. Uno scontro tra gli uomini convinti delle loro forza contro le Agoje, donne guerriere in grado di eliminare brutalmente i loro nemici e capitani nella pellicola da Nanisca con il volto di Viola Davis.
Le guerriere amazzoni africane, svolgono un ruolo come unità d’elite del regno, guardia speciale del re Ghezo (John Boyega). Le Agojie sono l’unica difesa per un popolo chiuso nella morsa di due fuochi: da una parte l’Impero Oyo, di cui il Dahomey è tributario, mentre dall’altra gli avamposti europei sulla costa, che forzano le tribù a tenersi in piedi grazie alla tratta degli schiavi. Un equilibrio pericoloso che che Nanisca vuole spezzare.
Non stiamo parlando del favoloso regno di Wakanda (che in realtà ha ispirato in passato gli autori Marvel proprio sulle vere storie delle tribù africane) ma di una storia basata su fatti storici per un regno che corrisponde oggi all’attuale Benin. Un regno poco conosciuto o forse volutamente dimenticato dagli europei che svolse attraverso uno dei suo porti una parte significativa nel commercio degli schiavi.
E’ inevitabile che la pellicola ribaltando i ruoli tradizionali maschili o dei coloniali uomini bianchi può risultare forse troppo fantasiosa e troppo simile al recente film Marvel che si troverà ad affiancare a breve nelle sale.
Ma se la pellicola a modo suo non disdegna il paragone, va dato atto della ricerca storica avvalorata anche dal cast, che in un certo qual modo hanno voluto riprendersi le proprie origini.
Gli spunti narrativi di tutta la storia ci mostrano questo legame, e forse era anche ora che il cinema americano, in particolare quello che viene definito addirittura come categoria nella piattaforme online con la dicitura Black (e qui sì che dovremmo parlare di un razzismo, ma nessuno ci fa caso), inizi a parlare di storia africane di altri tempi. Con tutte le licenze di eroismo e scontro bellico, forse troppo caricate, la pellicola alla fine assume, come in tante altre storie, quella di un racconto di formazione con la giovane Nawi (Thuso Mbedu) che da giovane recluta Agojie si scontra con Nanisca e la sua insegnante Izogie (Lashana Lynch).
The Woman King nella sua storia mischia richiami ai generi moderni, ma la regista in realtà è fedele ad un impianto di tipo teatrale e piano piano il suo scopo e anche quello di smontare quel tipo di canone narrativo che potremo definire all’occidentale, per dare il suo tocco “africano”.
The Woman King non è un semplice film di azione, o di battaglia, o di una storia di libertà e indipendenza: rielaborando molti tratti post coloniale vuole ambire a lasciare allo spettatore un messaggio più profondo.
Sicuramente non difetta di passaggi lenti e anche la durata in stile film Marvel non aiuta, ma Viola Davis decisamente è a suo agio in questi panni tribali. Forse è il momento di iniziare a restituire ai Black Matter Live un po’ di storia sui loro antenati. Lo aveva già fatto un bellissimo libro divenuto un grande sceneggiato Tv: Radici, sarebbe il caso di rileggerlo o rivederlo per scoprire che il continente africano nel suo passato ci ha regalato grandi civiltà, che noi occidentali con colonialismo abbiamo soppresso e continuiamo a farlo anche ora, anche se in Africa ci stanno tante Nanisca che stanno emergendo con il loro grido di giustizia.
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