In un tripudio di immagini comprendenti Metropolis di Fritz Lang e il Tor Johnson dei trash cult firmati da Edward D. Wood Jr, è un evidente look da videoclip che, fin dai primissimi minuti di visione, tende a manifestare Moonage daydream, documentario incentrato sulla figura del David Robert Jones noto a tutti come David Bowie, nei cinema italiani dal 26 settembre 2022.
Del resto, stiamo parlando di colui che rimane non solo una delle rock star mondiali più iconiche di tutti i tempi, ma anche una figura decisamente eclettica, capace di passare con disinvoltura dalla musica alla recitazione, fino alla pittura.
Colui che diceva di essersi costruito una corazza contro l’amore e che, oltre a ritenersi un buon osservatore della società, era convinto del fatto che una persona in stato di isolamento tende a creare un microcosmo dentro di sé, anziché guardare il mondo come una grande casa.
Colui per il quale l’arte era ricerca e che considerava un atto eroico il trarre entusiasmo e gioia dalla vita di tutti i giorni.
Colui del quale, ricorrendo ad un montaggio altamente frammentato, Brett Morgen – autore, tra l’altro, di Cobain: Montage of Heck – ripercorre diverse tappe della vita, dai ricordi dell’infanzia agli anni Novanta; passando per il decennio eighties di Let’s dance e Modern love.
Soltanto due dei successi inclusi nella prevedibilmente ricca colonna sonora, sfoggiante nel mucchio Life on Mars, Heroes, Changes, Space oddity, Starman e la cover beatlesiana Love me do.
Man mano che passiamo dal periodo di Ziggy Stardust alla relazione con la supermodella somala Iman, che nelle parole del buon David tinse di rosa la sua esistenza.